Fra gli ultimi esempi di architettura Liberty, verrà abbattuta perché privata. Ma il testamento dell’ultima proprietaria la donava al Comune, anche se poi l’anziana donna (morta nel 2015) la vendette a una società, rinnegando le sue stesse volontà. Perché? Si indaga. Intanto nessuno sembra voler alzare un dito per evitare la demolizione

23 MARZO 2016

di Lorenzo Rotella

PARABIAGO (MILANO) – All’angolo tra via Piace e via Castelnovo sorge una residenza, conosciuta da tutti come Villa Nebbia. Si tratta di un edificio della prima metà del novecento, inserito nel catasto regionale a partire dal 1937, in stile liberty e ancora in buono stato, con tanto di giardino esterno. Tuttavia, questa villa è destinata a scomparire: al suo posto verranno costruite due palazzine speculari, da 11 unità abitative ciascuna. Il caso ha suscitato malumori tra i cittadini. Ma anche nei palazzi della politica: l’opposizione di centrosinistra si è lamentata per la tardiva convocazione della commissione paesaggio, che è servita soltanto a prendere atto dell’abbattimento. Intanto, spunta il testamento del proprietario dell’immobile, la signora Rosa Nebbia, che espresse il desiderio di lasciare la villa liberty al comune di Parabiago. Poi però, prima della morte, la vendette a una società. E allora facciamo il punto sul mistero fitto di Villa Nebbia.

L’inutile voto contrario della Commissione Paesaggio

La convocazione della Commissione è avvenuta a metà gennaio 2016, cioè quando ormai i termini per dare un giudizio sull’operazione proposta erano in scadenza: in sole due settimane non è stato possibile rimediare la documentazione necessaria per studiare e valutare l’area di Villa Nebbia. E così, nonostante ciascun membro della Commissione abbia votato contro l’abbattimento, il destino dell’immobile era già segnato. A confermare la procedura è stato l’ufficio tecnico: “In quanto bene privato, i proprietari hanno deciso di cederla invece che ristrutturarla, rendendola disponibile ai permessi di costruzione, il che è risultato compatibile con lo strumento urbanistico vigente”. L’architetto della Commissione Paesaggio che segue la vicenda ci spiega come mai questo edificio verrà raso al suolo: “Questo bene non è stato riconosciuto come patrimonio da salvaguardare per due motivi. Il primo è il disinteresse privato dell’edificio, che è stato abbandonato a se stesso. Il secondo riguarda i precedenti piani territoriali: la villa non è stata inserita nel centro storico, perciò non era soggetta ad alcun vincolo”. Che sia uno degli ultimi esempi di Liberty rimasti in circolazione non sembra interessare a nessuno. Giorgio Colombo, capogruppo d’opposizione e membro della Commissione, critica invece l’amministrazione: “Questa giunta non guarda al futuro e non ha intenzione di valorizzare il territorio: l’immobile poteva essere un’attrazione storica della città. Le due palazzine al posto della villa deturperanno l’immagine della zona”.

Il sopralluogo e la scoperta del testamento

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Il caso ha suscitato scalpore nella cittadinanza parabiaghese, al punto che il sindaco Raffaele Cucchi, l’assessore all’ambiente Marica Slavazza e alcuni membri dell’ufficio tecnico hanno effettuato un sopralluogo la mattina del primo marzo. Dopo aver visitato l’intero complesso residenziale, Slavazza ha dichiarato che, nonostante la villa sia in buono stato e la ristrutturazione sia possibile, non sono stati rilevati elementi di pregio tali da giustificare vincoli di conservazione e di tutela del patrimonio artistico. Di nuovo, l’architettura Liberty non è degna di considerazione. Ma il sindaco Cucchi, approfondendo la storia dell’immobile nelle giornate precedenti al sopralluogo, è venuto a conoscenza di un atto notarile contenente il testamento della signora Rosa Nebbia, ultima proprietaria della dimora e venuta a mancare nel settembre 2015. Il documento, scritto e firmato un anno prima della sua morte, riportava la volontà di lasciare la villetta Liberty al comune di Parabiago. Tuttavia, qualche mese prima di morire, Rosa Nebbia vendeva l’immobile.

I dubbi e il parere dell’architetto Dell’Acqua

Allo stato attuale delle cose, la villa appartiene alla 3bi Costruzioni Srl e risulta in vendita, mentre il sindaco, subito dopo la scoperta del testamento, ha scritto al notaio per avere delucidazioni sulla mancata ricezione del documento nei tempi opportuni e per ponderare a un possibile intervento dell’amministrazione. Comunque, ci sono alcune zone d’ombra in questa storia. Com’è stato possibile che in due anni quell’atto notarile non sia giunto nelle mani dei primi cittadini Franco Borghi e Raffaele Cucchi? È bastato un semplice sopralluogo per far uscire fuori tutta la vicenda che ruotava attorno alla villa: allora perché non farne uno tempo fa? Era necessario aspettare l’attenzione mediatica dei cittadini e dell’opposizione per intervenire? Ma soprattutto, come è stato possibile che la signora Rosa Nebbia scrivesse un testamento in cui esprimeva la volontà di donare l’immobile ai parabiaghesi e poco prima di morire lo vendesse, rinnegando il suo stesso desiderio? Sulla vicenda chiosa infine il noto architetto e consigliere di maggioranza della lista civica Attivamente Roberto Dell’Acqua: “La villa è degna di nota. Dall’inizio di marzo sto cercando di capire se ci sia la possibilità di salvarla dalla demolizione. Quello che però mi lascia l’amaro in bocca è l’elevata soglia d’attenzione dimostrata in cose più banali di questa, mentre qui non si è discusso nulla, si è solo approvato il piano senza alcun criterio né adeguata valutazione”.