Accuse al direttore della fondazione e ai contabili di società e cooperative: casa di riposo sotto tiro

15 DICEMBRE 2015

di Ersilio Mattioni

MILANO – La Procura confermate tutte le accuse per Mario Mantovani, l’ex vicegovernatore della Lombardia arrestato lo scorso 13 ottobre e dal 20 novembre agli arresti domiciliari nella sua villa di Arconate, dove è stato sindaco per tredici anni fino al 26 maggio 2014. Lunedì scorso il pubblico ministero titolare dell’inchiesta denominata ‘Entourage’, Giovanni Polizzi, ha notificato a Mantovani l’avviso di conclusione delle indagini, mettendo nero su bianco le ragioni dell’accusa: corruzione, concussione e turbativa d’asta, cui si è aggiunto un nuovo capo d’imputazione (abuso d’ufficio) per due questioni che riguardano Mantovani nei panni di sindaco, il quale secondo la Procura provocò un ingente danno patrimoniale ai cittadini di Arconate in due occasioni: la compravendita di una palazzo del ‘600 e la costruzione di una casa di riposo.

Il Pm si appresta a chiedere il rinvio a giudizio per il politico berlusconiano e per altri dodici indagati, fra cui il commercialista di Mantovani (Alfio Molteni di Parabiago) e tre manager (i contabili Stefano Sacchi e Antonio Pisano, oltre che Michele Franceschina, direttore generale della Fondazione Mantovani e presidente di Opera Pia Castiglioni, la società che edifica la casa di riposo di Arconate e che, secondo la Procura, è riconducibile a Mantovani).

La richiesta di processare i 13 indagati potrebbe avvenire prima della fine dell’anno o, al massimo, a gennaio 2016. La Procura sta procedendo a ritmi elevati, segno di sicurezza rispetto ad accuse che il Pm Polizzi sembra convinto di poter dimostrare, forte di un lavoro capillare svolto dal Nucleo tutela spesa pubblica della Guardia di finanza di Milano, che negli ultimi due anni ha raccolto un gigantesco patrimonio investigativo fatto di testimonianze, telefonate, atti delle pubbliche amministrazioni e documenti bancari, oltre che analisi dei bilanci di fondazioni, cooperative e società fiduciarie riconducibili a Mantovani (che nel frattempo ha cambiato avvocato, affidandosi a un legale ‘comunista’, lo stesso che difese con successo Massimo D’Alema nell’inchiesta sulle tangenti rosse).

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Ormai siamo alle battute finali di un’inchiesta partita nel 2012, che vede Mantovani a capo di una fitta rete di fedelissimi piazzati al vertice della Regione, delle Asl e del Ministero delle Infrastrutture allo scopo, secondo la Procura, di commettere “una pluralità di reati” e portare benefici economici a se stesso. Inoltre, all’avviso di conclusione delle indagini, il Pm allega una significativa tabella, dove elenca tutte le prestazioni (progetti, perizie, ristrutturazioni, pratiche edilizie) che l’architetto Gianluca Parotti, amico del politico, avrebbe reso a Mantovani, alle sue cooperative e alla sua famiglia, senza essere pagato ma con la promessa che avrebbe poi ricevuto commesse pubbliche dalle Asl o dal ministero delle Infrastrutture.

La Procura calcola che le prestazioni dall’architetto (anche lui indagato) valgono 263.977,29 euro. Da ciò una delle accuse più pesanti per Mantovani, quella di corruzione, che si somma a quelle di concussione, turbativa d’asta e abuso d’ufficio. Nel frattempo la magistratura milanese, per il tramite della Guardia di finanza, avrebbe inaugurato un altro filone di indagine che riguarda il patrimonio, sia finanziario sia immobiliare, riconducibile all’ex sindaco di Arconate. Il lavoro sarebbe complesso, avendo peraltro necessità di analisi accurate e di studio incrociato tra i bilanci delle Onlus (ma anche quelli di società collegate) e i conti correnti bancari. Per ora nessuno è stato indagato.