L’anno zero dei diritti civili negli ospedali italiani, dove le donne che ricorrono all’interruzione della gravidanza vengono vessate e i medici che applicano una legge dello Stato vengono discriminati. Sentenza pesantissime del Consiglio d’Europa contro l’Italia, ma il governo Renzi la mette in un cassetto

11 APRILE 2016

di Redazione

ROMA – Una sentenza del Consiglio d’Europa mette a nudo, per l’ennesima volta, il livello imbarazzante dell’Italia sul tema dei diritti civili. Secondo l’Europa le donne del Belpaese continuano a incontrare “notevoli difficoltà” nell’accesso ai servizi di interruzione della gravidanza, nonostante la legge 194 sull’aborto. L’Italia viola dunque il diritto delle donne alla loro salute. Di più, anche i medici che praticano l’interruzione della gravidanza (invece di scegliere l’obiezioni di coscienza) vengono discriminati.

Anno zero dei diritti civili

Il Consiglio d’Europa, pronunciandosi su un ricorso presentato il 17 gennaio 2013 dalla Cgil, mette nero su bianco una situazione incresciosa: in Italia lo Stato fa le leggi ma poi vessa le donne che ne fanno uso e complica la vita professionale ai medici che non fanno altro se non il proprio dovere, attenendosi alle norme vigenti. Questi ultimi sono vittime di “diversi tipi di svantaggi lavorativi diretti e indiretti”.

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Il silenzio del governo

L’Europa ha notificato la sentenza sia alla Cigli sia al governo Renzi, che però l’ha messa in un cassetto e si guarda bene dal parlarne. Soprattutto l’esecutivo Pd non fa nulla per risolvere il problema. E che problema! Se davvero fossimo in presenza di strutture ospedaliere che non tutelano le donne che vogliono abortire e in più discriminano i medici, allora saremmo di fronte a pesanti violazioni di legge.