Il 22enne senza fissa dimora ha aggredito mamma e figlio dopo l’ennesima lite dovuta al suo uso intensivo di marijuana: 5 anni di carcere per il tentato omicidio

13 MARZO 2018

di Lorenzo Rotella

PARABIAGO (MILANO) – Nella giornata di mercoledì 7 marzo, presso il Tribunale di Busto Arsizio, il 22enne marocchino Taoufik Boudhir è stato condannato dal giudice Renata Peragallo a cinque anni di carcere per lesioni – dovute a un duplice tentato omicidio – ai danni di Maria Sarcinelli e Marco Catena, madre 70enne e figlio 35enne che avevano deciso di ospitare il giovane presso la loro abitazione di Parabiago, in via Santa Maria.

Coltellate alla famiglia che l’ha ospitato in casa

I fatti relativi al capo d’imputazione risalgono alle giornate di venerdì 23 e sabato 24 dicembre 2016. I due soggetti, durante le vacanze di Natale, decidono di ospitare il ragazzo africano, poiché è senza dimora e disoccupato. Ma la convivenza tra loro non è per niente rose e fiori. Nella giornata di venerdì 23 dicembre alcuni passanti assistono a un acceso diverbio fuori casa tra Catena e Boudhir. Nelle prime ore del mattino di sabato 24 dicembre, invece, accade l’irreparabile. Catena, stando alle dichiarazioni rilasciate in Tribunale, sgrida il ragazzo perché stava fumando erba e lo invita a regolarsi. Ma Boudhir si avventa su tutti e due in tempi diversi: prende un coltello e ferisce 15 volte il 33enne, poi cerca di finirlo con un pestacarne e utilizza lo stesso utensile per aggredire la donna. Sul posto, durante il sopralluogo, le forze dell’ordine trovano buste di cocaina, hashish e tre coltelli sotto il letto della sua stanza.

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La condanna

Questa terribile vicenda, dopo un anno e mezzo, giunge all’epilogo. La 70enne Maria Sarcinelli e il 35enne Marco Catena hanno potuto raccontare la loro versione dei fatti anche davanti al Tribunale di Busto Arsizio, per poi ascoltare la versione del giovane marocchino. Il Pubblico Ministero Chiara Monzio Compagnoni, per il reato, aveva chiesto inizialmente una pena di 7 anni, commutata infine in 5 anni di detenzione dietro le sbarre. L’iter giudiziario, inoltre, prevede 90 giorni di tempo per conoscere le effettive motivazioni della sentenza e, nel caso l’avvocato del ragazzo voglia farlo, ricorrere ulteriormente per chiedere una condanna inferiore.