Da Inveruno a Busto Garolfo, da Abbiategrasso a Magenta: soltanto i sindacati di base, nell’Altomilanese, hanno ancora la forza di alzare la voce, mentre Cgil, Cisl e Uil sembrano preferire la linea dell’accordo a tutti i costi. Ma sono i lavoratori a pagare il prezzo più alto della guerra tra sigle, che si riduce spesso a scontro di potere

15 MARZO 2017

di Francesco Colombo

ALTOMILANESE – Non si placa la bufera attorno alla DZeta, conceria inverunese al centro delle polemiche per il licenziamento di 5 lavoratori e per il fatto che i dipendenti, in pausa pranzo, debbano mangiare fuori dai cancelli. La Cub, Confederazione Unitaria di Base, ha convocato un presidio sindacale per domani, sabato 11 marzo, dalle 16 alle 18 in piazza san Martino a Inveruno. Si legge nel comunicato: “Vogliamo contrastare l’arroganza padronale di quegli imprenditori interessati unicamente al profitto. I lavoratori hanno deciso di scendere in piazza contro gli abusi che sono costretti a subire quotidianamente sul lavoro. La classe lavoratrice è una sola e risponde con la lotta. Rivendichiamo il ritiro dei 5 licenziamenti discriminatori della Dzeta. La lotta continuerà finché non verrà ristabilità legalità e giustizia”.

Sindacati in guerra

Diametralmente opposta la posizione di altri sindacati, come Ugl e Cisl, che invece difendono l’azienda e sottolineano come “tutte le norme sulla sicurezza sul lavoro siano state rispettate”. Una spaccatura netta tra forze sociali che è l’emblema di come ormai, in tutto il territorio dell’Altomilanese, la difesa dei lavoratori sia diventata un tema controverso e che divide i sindacati: c’è chi, legittimamente, protesta in maniera dura e con gli scioperi per tutelare gli operai (specialmente quelli più deboli, ovvero gli stranieri) e c’è chi, invece, alle volte, decide di adottare una linea più morbida e allineata rispetto alle esigenze dell’azienda. Gli esempi sono molteplici.

Sostieni la Libera Informazione


Sul nostro giornale on line trovi l’informazione libera e coraggiosa, perché noi non abbiamo padroni e non riceviamo finanziamenti pubblici. Da sempre, viviamo soltanto grazie ai nostri lettori e ai nostri inserzionisti. Noi vi offriamo un’informazione libera e gratuita. Voi, se potete, dateci un piccolo aiuto.

L’ospedale di Abbiategrasso

Regione Lombardia spende 30 milioni di euro per potenziare il servizio ma poi l’ospedale decide di chiudere il pronto soccorso di notte. A protestare, in questo caso, solo i Cub: e tutti gli altri dove sono?

Il caos in comune a Busto Garolfo

A Busto Garolfo, invece, succede che l’Amministrazione comunale decide di riorganizzare gli uffici, con la previsione di una nuova area con un nuovo dirigente. Cgil, Cisl e Uil si schierano compatti con il primo cittadino, mentre la voce ‘fuori dal coro’ è quella della Csa (Coordinamento sindacale autonomo): il sindacato protesta perché ritiene che i dipendenti non siano stati avvisati per tempo e che l’Amministrazione non voglia dialogare. Al momento l’80 per cento dei funzionari è in stato di agitazione, mentre la stessa Csa dice di “non aver mai visto una situazione simile”.

Il trasporto scolastico

Emblematico il caso di Ats, azienda che garantisce il trasporto scolastico a Magenta, Boffalora, Marcallo, Corbetta e Inveruno. In questo caso, sul tavolo c’era l’ipotesi di togliere ai dipendenti il contratto vigente (quello nazionale degli autoferrotramvieri) per fargliene firmare un altro meno vantaggioso. Solo l’Ugl ha alzato la voce, cercando di tutelare in maniera forte i dipendenti.

Pagano i lavoratori

Sono solo 3 casi, che però forniscono un’idea limpida: a volte la lotta per i diritti dei lavoratori viene piegata a logiche diverse, che nulla hanno a che fare con la vera missione delle forze sociali. E a farne le spese, ovviamente, sono sempre i più deboli, ovvero i lavoratori.