La Cassazione lo ha dichiarato innocente: anziano assolto dopo una lunga odissea.

6 GENNAIO 2021

di Lorenzo Rotella

INVERUNO (MILANO) – Innocente. Dopo 8 anni e 3 gradi di giudizio è arrivata l’assoluzione per un cittadino inverunese, un anziano di 81 anni.

Anziano assolto

La Corte di Cassazione ha infatti “annullato senza rinvio la sentenza impugnata e la sentenza di primo grado” nei confronti di R.C., ex amministratore della società ‘TE Trasformatori Elettrici’, giudicato colpevole del reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale e condannato a 2 anni di carcere (con sospensione condizionale della pena) sia con la sentenza del tribunale di Milano del 17 dicembre 2015 sia con quella della Corte d’Appello del 29 gennaio 2019. L’uomo, difeso dall’avvocato Federica D’Angelo, ha presentato ricorso alla Suprema Corte, poiché convinto che nella sua vicenda non tornassero due cose ben precise.

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La vicenda

Secondo i giudici di primo e secondo grado, l’81enne inverunese avrebbe dichiarato il fallimento della propria ditta il 2 marzo 2012 e distratto dalla suddetta 64.440 euro attraverso una serie di cambiali. Il denaro sarebbe poi arivato a un’altra impresa a lui riconducibile, la ‘Cotrafo Srl’. Al termine dell’iter giudiziario, R.C. presentò ricorso in Cassazione contestando la sua dichiarazione di irreperibilità: ritenuto irraggiungibile dal Tribunale non ha mai saputo di essere indagato né di essere stato rinviato a giudizio. Soltanto a processo iniziato l’anziano inverunese è venuto a conoscenza della propria posizione, perdendo però il diritto di ricorrere a un rito alternativo, come per esempio il patteggiamento. Secondo la difesa, l’irreperibilità non poteva essere dichiarata, perché nel fascicolo processuale c’era il numero di telefono dell’uomo e sarebbe stato dunque possibile contattarlo. La Cassazione ha sposato questa tesi, assolvendo l’inverunese.

Assoluzione definitiva

Il secondo punto sottolineato da R.C. riguarda l’aspetto economico della condanna. La parte lesa, che si era costituita parte civile, si era ritenuta integralmente soddisfatta della somma di 34.480 euro, restituita dall’uomo (ben oltre la metà dell’importo distratto) e aveva revocato la propria posizione, uscendo di fatto dai giochi. I giudici di primo e secondo grado non hanno però riconosciuto l’attenuante relativa, ritenendo invece che il risarcimento dovesse essere corrisposto per intero. Anche questo secondo e ultimo punto è stato giudicato dalla Cassazione in favore di R.C., annullando così le due sentenze e assolvendolo in via definitiva.