Fabio Gamba, pupillo di Mantovani, attacca il sindaco su famiglia e affetti: senza vergogna. Ma se domani…
1 FEBBRAIO 2016
ARCONATE (MILANO) – L’autista e segretario tuttofare dell’ex vicepresidente della Lombardia Mario Mantovani (oggi agli arresti con le accuse di corruzione, concussione, turbativa d’asta e abuso d’ufficio) torna a far parlare di sé. E, per l’ennesima volta, in modo poco edificante. Fabio Gamba Trimboli, 24 anni, era diventato ‘famoso’ nel luglio 2014, quando fu resa nota la notizia di una consulenza che l’assessorato alla Sanità della Regione Lombardia aveva affidato proprio all’autista del politico di Forza Italia, il quale avrebbe dovuto occuparsi di “analisi dei costi della spesa farmaceutica negli ospedali lombardi”. In molti si chiesero con che competenza, dal momento che il curriculum dello scudiero dell’allora vicepresidente lombardo era assai scarno: giusto un diplomino al liceo linguistico di Arconate e un’iscrizione all’università che non ha finora prodotto titoli.
Così va la politica
Ma si sa, la politica è fatta così: se sei nel giro giusto, ti becchi una consulenza senza che tu debba necessariamente essere capace di fare qualcosa e senza, soprattutto, che tu debba possedere una competenza specifica rispetto al lavoro che ti viene richiesto. Se le aziende private ragionassero così, sarebbero tutte quante fallite. Invece le ‘aziende’ pubbliche non falliscono mai, perché ci pensano i cittadini a pagare ogni cosa, prebende e sprechi compresi. Non sappiamo come si sia evoluta la carriera del ‘farmacista’ Gamba. Sappiamo però che nel frattempo il giovane berlusconiano non pare essersi dedicato a intensificare i suoi studi universitari, bensì a fare politica, candidandosi alle elezioni comunali di Arconate nel maggio 2014.
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Ogni tanto si perde
E’ andata male, sia perché la lista di Mantovani, dopo 13 anni, ha perso sia perché l’autista-tuttofare non è stato eletto. Poi un colpo di fortuna: Mantovani, per ragioni mai fino in fondo chiarite, si dimette da consigliere d’opposizione e Gamba Trimboli, primo dei non eletti, può varcare la soglia del parlamentino locale, pur accedendovi dalla porta di servizio. In questa veste dà il meglio di sé: non tanto per gli interventi sui temi amministrativi (pari a zero), quanto piuttosto per un’accorata lettera, recitata quasi con le lacrime agli occhi, durante la seduta consiliare che seguì all’arresto di Mantovani.
Un video imbarazzante
Anche fuori dal consiglio comunale Gamba dispensa ‘perle’ di valore assoluto. L’ultima è un video di solidarietà all’indagato Mantovani, nel quale Gamba raccoglie il parere di un gruppo di giovani, i quali ripetono sempre la stessa frase (“Forza Mario, siamo con te”). Imbarazzante. E non tanto per le legittime opinioni che ognuno è libero di esprimere, ma per l’uso, tutto politico, che strumentalizza la solidarietà umana pronunciata da chi, con ogni probabilità, conosce poco o nulla della vasta e complicata inchiesta della Procura di Milano.
Family Day e battute
Ma questa prepotente escalation non bastava al 24enne amante dell’abbigliamento sobrio. E così, dopo le consulenze fantasiose, le lettere e i video, arrivano anche le battute. Una, in particolare, prende di mira il sindaco di Arconate, Andrea Colombo. Gamba, commentando un post su Facebook, scrive: “A me è sembrato di vedere il Sindaco Colombo al Family Day…. Può essere?” Riferimento, alquanto sgradevole, a una situazione privata che riguarda il primo cittadino e la sua famiglia. E che, tra persone civili, non diventerebbe mai oggetto di polemica politica.
La dura replica
Allora si capisce perché Francesco Colombo, figlio del sindaco arconatese, risponde per le rime: “Non ho mai voluto dire una parola in pubblico sulla vicenda che riguarda mio padre ma oggi faccio un’eccezione. La faccio perché Fabio Gamba ieri si è divertito a fare la battuta che tutti vedete nella foto. Quelli come lui sono le classiche persone senza cervello, i paesani che guardano morbosamente nel buco della serratura, i viscidi che non hanno rispetto per il privato e per chi soffre e che si divertono a ironizzare sui dolori degli altri, le nullità che devono abbassarsi a scrivere queste battute demenziali per far parlare di sé”.
Il confine tra pubblico e privato
C’è un confine che, in politica, non andrebbe mai oltrepassato: la sfera privata, quella degli affetti. Sia perché è giusto che resti privata sia perché non ha nessuna attinenza con la vita pubblica. Per esempio, crediamo a nessuno farebbe piacere, se un giorno fossero resi pubblici sms, telefonate, conversazioni whatsapp, fotografie che si trovano in un corposo fascicolo di migliaia di pagine di un’inchiesta giudiziaria e che riguardano affetti, gusti, relazioni, pettegolezzi. Che senso avrebbe pubblicare tutto questo, se non c’entra con l’inchiesta? Che senso avrebbe mettere in piazza gli orientamenti sessuali? Che senso avrebbe svelare al mondo che un padre di famiglia aveva un’amante? Che senso avrebbe farlo per ragioni di lotta politica? Stiamo dicendo cose a caso, naturalmente. Ma forse servono a far capire una cosa semplice: mentre le questioni che attengono alla sfera pubblica possono e devono essere raccontate nei dettagli, non si deve invece scherzare con il privato delle persone, dove anche una battuta sgradevole può fare male. E’ un concetto elementare, comprensibile pure alle menti più fragili.