Il Provveditorato Opere Pubbliche della Lombardia, responsabile del progetto di restauro del palazzo seicentesco, avanza dubbi sul costo degli arredi. In una mail inviata all’ufficio tecnico del Comune, parla dei “desiderata” dell’amministrazione Mantovani e di una proposta elaborata dall’architetto Gianluca Parotti, amico dall’ex sindaco e attuale vicegovernatore della Lombardia. Questa proposta solleva parecchie perplessità

17 AGOSTO 2013

di Redazione

ARCONATE (MILANO) – Palazzo Taverna, il giallo degli arredi. Ci eravamo lasciati lo scorso 7 luglio con l’inaugurazione in pompa magna (con tanto di insulti ai giornalisti che hanno osato, quasi un reato di lesa maestà, criticare sua Eccellenza Mario Mantovani) e con un dubbio: quanto sono costati gli arredi della storica villa? Il dubbio rimane, ma due certezze ci sono. La prima: sono costati tanto, tantissimo, forse troppo rispetto a quanto può permettersi il Comune, che pure ha ricevuto un maxi finanziamento dal governo per il restauro del palazzo. La seconda: a curare il progetto degli arredi è una ‘vecchia’ conoscenza dell’ex sindaco Mantovani: l’architetto arconatese Gianluca Parotti, del cui incarico per la verità non si sapeva nulla. Parotti, con Mantovani, ha un rapporto antico: entrambi arconatesi, in pratica dirimpettai, si conoscono da molti da anni e il politico ha spesso ‘utilizzato’ il professionista, affidandogli lavori in ambito privato.

Ma il punto non è questo. Il punto è una strana mail, spedita in data 1 marzo 2013 all’ufficio tecnico di Arconate da un ingegnere del Provveditorato Opere Pubbliche della Lombardia, tale Angelo Bianchi. Il nome non dice molto, ma Bianchi è il responsabile del progetto di restauro di palazzo Taverna. Quest’ultimo solleva dubbi sugli arredi, sul loro costo e persino sul fatto che tale costo possa essere sostenuto utilizzando i soldi del finanziamento governativo: “Il progettista incaricato arch. Parotti – scrive Bianchi – ha delineato una serie di possibilità e di preventivi e stime congruibili. Purtroppo lo scenario prospettabile è particolarmente complesso”. Segue elenco dei problemi: “I costi degli arredi fissi e mobili sono molto variabili in base alle scelte delle essenze lignee e alla particolarità di alcuni intarsi; se scegliamo arredi particolari fuori dalla produzione industriale, il prodotto non è certificabile nel senso della sicurezza della struttura e del marchio, salvo che il prodotto artigianale non esegua un altro manufatto identico, lo sottoponga a test e prove di rottura per certificarlo; i lampadari scelti dell’amministrazione rappresenterebbero un costo molto elevato, se pensiamo che con le stesso risorse dedicate, potremmo eseguire lavorazioni complementari tipo le sistemazioni esterne”.

Bianchi tuttavia, dopo questa nettezza, non mette minimamente in discussione quelli che lui stesso definisce i “desiderata” dell’amministrazione Mantovani e si preoccupa invece di non innervosire il ‘dominus’ arconatese, chiarendo di non volere “né criticare né sollevare problemi”. Però ribadisce un concetto: “A parere dello scrivente potrebbe sorgere un problema di corretta applicazione del finanziamento assentito (cioè ricevuto dal governo, ndr). Infatti non è noto allo scrivente se arredi fissi e mobili realizzati e forniti con essenze di elevato pregio siano finanziabili”. Insomma, il giallo degli arredi corre il rischio di trasformarsi in un pasticcio.

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