Inutile parlare di futuro in una nazione dove la gente passa 2 ore della propria domenica in coda per andare al centro commerciale di Arese, dove Kfc distribuisce pollo fritto di mediocre qualità ma gratuito. Dopo aver toccato più volte il fondo, adesso si scava

18 APRILE 2016

di Ersilio Mattioni

ARESE (MILANO) – Si fatica a crederci. Eppure una massa di cerebrolesi ha passato la domenica in coda per arrivare a parcheggiare la propria auto, tirata a lucido per l’occasione, al nuovo centro commerciale di Arese, alle porte di Milano. Hanno affrontato una coda di 10 chilometri e hanno impiegato 2 ore per raggiungere un nobile scopo: mangiare il pollo fritto della catena americana Kfc, distribuito gratis a una folla adorante e con l’acquolina in bocca. Se fossimo un Paese serio, questi fenomeni da baraccone sarebbero puniti con il carcere. Un po’ di dabbenaggine si tollera, d’accordo. Ma c’è un confine – la fatale e invisibile linea che introduce al delirio – da non oltrepassare mai. Invece, per l’ennesima volta, siamo costretti a constatare quanto gli italiani siano un popolo senza speranza. Hanno più volte toccato il fondo e adesso, non contenti, si mettono a scavare.

Volano le borse

I mercati finanziari festeggiano, perché da quando il pollo fritto Kfc è quotato in borsa, il titolo è raddoppiato. Chi ha inventato questa catena ‘alimentare’ (virgolette d’obbligo, dal momento che stiano parlando di un cibo di bassa qualità) è senza dubbio un genio. Sfruttando l’imbecillità delle persone ha ottenuto un risultato enorme: 33 miliardi di euro di capitalizzazione. E l’Italia, patria del mangiare bene, ha avuto un ruolo decisivo. Che cali il sipario, più in fretta possibile, su questo popolo di caproni. Che hanno tutti il diritto di voto. E purtroppo si vede.

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