Il bocciodromo della parrocchia di Arluno, nel Milanese, è chiuso dal 2019. Il parroco sembra avere le mani legate, ma la curia di Milano lo smentisce: “Il legale rappresentante è lui. Può venderlo”
10 OTTOBRE 2021
ARLUNO (MILANO) – Sono passati oltre 2 anni e mezzo dalla chiusura del bocciodromo di Arluno, nel Milanese, avvenuta nel febbraio 2019. Il capannone, sito tra le vie Sant’Ambrogio e Papa Giovanni XXIII, ospita 2 campi da gioco ed è di proprietà della parrocchia.
Le ragioni dello stop
Con l’arrivo in paese di don Giacinto Tunesi, il consiglio pastorale non considerò più prioritario l’impianto, sia per ragioni di ‘cassa’, sia per privilegiare iniziative più ‘spirituali’. Lo stop del bocciodromo non è mai andato giù ai cittadini, tanto che una delegazione ne tentò una velleitaria riapertura. In paesi limitrofi il municipio è riuscito a rilevare immobili dismessi del ‘campanile’. A Santo Stefano Ticino e Mesero, per esempio, le giunte si sono fatte avanti per acquisire dei campi da calcio. Ad Arluno?
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Il Comune può acquisirlo?
“Il primo passo deve farlo il proprietario, mettendo in vendita l’edificio”, dichiara l’assessore all’urbanistica Pietro Tiberti. “Ad ogni modo si tratterebbe di un investimento complicato, considerando che oltre al campo da bocce, nell’area, ci sono altre strutture di scarso interesse per la comunità”.
La smentita della curia milanese
Don Giacinto, raggiunto telefonicamente, continua a scansare la questione, precisando che la riattivazione dell’impianto non è in programma e che la sua eventuale messa sul mercato dipende dalla curia di Milano. Tuttavia la curia, ai microfoni di ‘Libera Stampa l’Altomilanese‘, smentisce le parole del parroco: “Il legale rappresentante dello stabile è lui. L’ipotetica vendita, quindi, è nella sua facoltà. In seconda battuta noi concederemo o meno l’autorizzazione”.
Il silenzio del coordinatore di zona
Per un’ulteriore conferma la curia meneghina ci indirizza al geometra Graziano Pellizzoni. A lui infatti è in carico il coordinamento della Zona Pastorale IV, nella quale rientra la chiesa arlunese. Pellizzoni, interpellato, riesce però a essere ancor più tranchant di don Giacinto: “Il parroco è il mio interlocutore e io sono l’interlocutore del parroco. Agli altri non do risposte”.
Un destino troppo incerto
Insomma, sul destino del bocciodromo arlunese continua a regnare l’incertezza. Un peccato, perché, come dimostrano le foto qui sotto, risalenti al 2019, i campi erano in buone condizioni al momento della serrata. Se in un primo momento si potevano concedere a don Giacinto (in servizio ad Arluno dal settembre 2018) una certa inesperienza nelle faccende locali e un voler privilegiare le tematiche religiose, ora è venuto il tempo di affrontare di petto la questione, anche dal punto di vista della comunicazione, come del resto già fatto di recente e con successo con la riapertura della ‘Sala della Comunità – Cinema Sant’Ambrogio‘.