Il caso Musitano
Cascina Figina, tra Bareggio e Cusago: è in uno di questi appartamenti che risiede Salvatore Santise, arrestato lunedì 13 luglio in un blitz della Guardia di finanza. L’operazione, ricordiamo, ha portato in carcere 9 persone tra il magentino e il legnanese, tra cui il presunto boss Francesco ‘Ciccio’ Musitano, figlio di Bruno, per traffico internazionale di droga e intestazione fittizia di beni (per approfondimenti si rimanda all’articolo a pagina 7). A Cascina Figina, forse, Salvatore Santise pensava di essere lontano dagli occhi indiscreti. Anche se così non pare, visto che basta fare un giro in corte per ascoltare, fra le porte semichiuse, frasi come: “Ce lo dissi di non immischiarsi, doveva farsi i cazzi sui”. L’accento calabrese che si sente a Cascina Figina è marcato, come calabresi sono i cognomi presenti sui campanelli di tutte le abitazioni. La cascina versa in condizioni di evidente degrado, con mura scalcinate e cancellate di fortuna; c’è pure una piccola discarica vicino al capanno degli attrezzi. La stessa residenza di Santise, non ha niente da spartire con la sontuosa villa, quasi un castello, di Musitano, in via Crispi: all’interno, la casa è completamente abbandonata a se stessa, sintomo fisiologico di chi è abituato a vivere ‘andando sui materassi’. Quasi come se anche l’appartamento facesse denotare che Salvatore era solo il ‘cavallino’ e l’autista di ‘Ciccio’. Ma in manette, lunedì scorso, è finito pure il figlio di Salvatore, Alessio Santise, clesse ‘93 che, secondo gli aneddoti bareggesi, è solo un gradasso e bullo di paese. Per il giovane Santise, però, sarebbero arrivati gli arresti domiciliari a Casorezzo, a casa della sorella. E’ vero, infatti, che il suo domicilio sarebbe ad Arluno a casa della compagna, ma il Gip che sta conducendo le indagini non gli avrebbe concesso lì i domiciliari, spostandolo invece nella vicina Casorezzo.