Classe 1988, originaria di Busto Garolfo (Milano), si è laureata a Londra e vive a Bruxelles, dove lavora al parlamento europeo. Settimana scorsa aveva deciso di non tornare per Pasqua e questa mattina ha sentito degli attentati da casa. Alessia Cova descrive il clima surreale di un città, dove la gente adesso ha paura anche a uscire di casa
22 MARZO 2016
BRUXELLES – “Sto bene. Sono barricata in casa, non mi muovo”. Alessia Cova, 27 anni, cresciuta nella piccola frazione di Olcella (Busto Garolfo, Milani), oggi vive a Bruxelles. Lavora alla Commissione europea, dopo essersi laureata a Londra e aver trascorso un anno a Pechino. Questa mattina, all’ora degli attentati, era in casa. “Mentre mandavo messaggi e facevo telefonate per rassicurare amici e famigliari sulle mie condizioni, sono arrivate le notizie delle altre esplosioni”.
Dilaga il panico
Una città dominata dal terrore, dove la gente ha paura a uscire. Come Alessia: “Abbiamo la possibilità di utilizzare il ‘teleworking’, quindi ha deciso di non muovermi, di restare in casa. Sono uscita, brevemente, solo di pomeriggio per vedere com’era la situazione in strada. Abito a 900 da Schuman e a 1,5 chilometri da Maelbeek (le fermate della metro dove si sono verificate la seconda e la terza esplosione. ndr). Il clima era surreale”. Avrebbe dovuto tornare in Italia per Pasqua. Poi invece aveva cambiato idea: “Avevo già deciso che sarei rimasta a Bruxelles e quindi non avevo prenotato nessun volo”.
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Un soldato: “Non abbiamo i mezzi”
Tornare alla normalità è difficile. E a rendere incandescente il clima sociale in Belgio arrivano anche le parole disarmanti di un agente dell’antiterrorismo, secondo il quale “le forze dell’ordine nazionali non hanno né le risorse né il coordinamento necessari per affrontare i problemi di sicurezza del paese”. Lo rende noto il giornale on line BuzzFeedNews, pubblicando la preoccupante testimonianza del soldato.
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