Guida in stato di ebbrezza e violazione della legge sul porto d’armi ‘bianche’. Sono queste le due ‘macchioline’ nel passato di Alessandro Di Ciancio, che oggi mettono in dubbio la legittimità di quel bando per costruire e gestire un chiosco in un parco per bimbi. La giunta Pd, per ora, non fa retromarcia. Ma è in estrema difficoltà
29 APRILE 2016
di Ersilio Mattioni e Daniele Di Sica
BUSTO GAROLFO (MILANO) – Scoppia la bufera sull’aggiudicazione del bando pubblico per la concessione del diritto a costruire un chiosco-bar all’interno del parco di via Pascoli, vicino al nuovo parco giochi per bambini. Secondo l’ex sindaco Angelo Pirazzini, il vincitore del bando non avrebbe i requisiti per ottenere la costruzione del chiosco-bar.
Il caso Di Ciancio
L’interessato si chiama Alessandro Di Ciancio (imprenditore di Parabiago) e negli anni scorsi gli capitarono due cose: gli fu ritirata la patente per alcool e fu denunciato per possesso abusivo di arma ‘bianca’ (teneva in auto una mazza da baseball). Di Ciancio, interpellato da Libera Stampa l’Altomilanese ha dichiarato: “Il chiosco è in fase di realizzazione. Sono state chiuse le pratiche presso gli uffici del comune. Ci sono elementi per revocarlo? Cos’ho che non va nel casellario? Avevano ritenuto un’arma ‘bianca’, la mia mazza da baseball, un souvenir che avevo comprato. La guida in stato di ebbrezza poi è del 2007, cosa incide questo? Non so perché devo parlare di questo con voi, trovate tutto agli uffici”.
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La difesa del sindaco Biondi
E negli uffici, in effetti, si trovano un po’ di cose. Per esempio, tra i criteri del bando si legge che per essere ammessi alla gara d’appalto bisogna essere in possesso di tutti i requisiti, tra i quali anche il non aver ricevuto condanne penali passate in giudicato. Il passato di Di Ciancio gli vieta di partecipare (e quindi aggiudicarsi) il bando? Si discute. Secondo Pirazzini “se c’è stato un errore, qualcuno lo devono ammettere e dimostrare, perché purtroppo il dubbio può rimanere nella mente dei cittadini. Non è giusto neanche eticamente affidare il bando di un chiosco vicino a un parco frequentato da bambini a una persona che in passato ha ricevuto due decreti penali, per guida in stato di ebbrezza e per violazioni della normativa sul porto d’armi, sia pure estinguibili con una multa”. E ancora: “Ci sono nella procedura delle linee oscure e questo va a peggiorare una situazione già grave, considerando che chi ha vinto il bando non aveva i requisiti”. Ma il sindaco Pd, Susanna Biondi, chiama in causa i ‘controllori’ del procedimento, ovvero l’ufficio tecnico guidato da Giuseppe Sanguedolce, nonché il garante della regolarità degli atti amministrativi, il segretario comunale Giacomo Andolina. Per il sindaco tuttavia “nell’assegnazione di un bando non ci possono essere interferenze da parte della politica, altrimenti sarebbe un abuso d’ufficio. Ci sono organi tecnici che aggiudicano e che si preoccupano di applicare le regole. Evidentemente dai procedimenti di controllo non sono emersi elementi ostativi”.
Etica e opportunità
Fanno riflettere le parole del sindaco Biondi, perché se da un lato è senza dubbio vero che un amministratore non deve interferire con il lavoro degli uffici, dall’altro non si capisce cosa ci stia a fare la politica, se non a tracciare le linee guida e a occuparsi dell’opportunità o meno di assumere una certa decisione. Dando per scontata la buona fede di tutti i protagonisti di questa vicenda (Biondi, Di Ciancio, Sanguedolce, Andolina e pure l’assessore ai Lavori pubblici Giovanni Rigiroli) rimane in ogni caso l’esigenza di accertare, come chiede l’ex sindaco Pirazzini, se tutti i requisiti previsti nel bando di concorso per la realizzazione del chiosco-bar siano stati rispettati. Ma al nette della legge e della sua interpretazione, il punto è un altro: è eticamente opportuno che un bando pubblico sia assegnato a una persona con precedenti penalo? Ognuno risponda come crede.
Tempi stretti
I tempi per decidere se quel bando (al quale ha partecipato soltanto Di Ciancio, e anche su questo si dovrebbe aprire una riflessione) va annullato oppure se l’aggiudicatario Di Ciancio potrà aprire e gestire il chioso devono però essere stretti. E se qualcuno si illude di far passare qualche mese nella speranza che i cittadini si dimentichino di questa storia, è decisamente fuori strada. Staremo sul pezzo, finché non verrà resa nota una decisione da parte della giunta Pd.