Arrestato dai Carabinieri di Legnano, in un’inchiesta che ha scritto la parola fine su un enorme giro di droga, lo spacciatore Dorian Daja, residente a Canegrate, nel Milanese, era un tipo riservato e schivo. Sui suoi libri contabili cifre da capogiro

4 OTTOBRE 2017

di Lorenzo Rotella

CANEGRATE (MILANO) – Un paese tranquillo, un cittadino insospettabile. Nessuno lo sa, ma quel cittadino, in realtà, è uno spacciatore originario dell’Albania. E ora che è stato arrestato dai carabinieri di Legnano in una maxi operazione antidroga, sono in molti a chiedersi come hanno fatto a non capire nulla, a non avere mai alcun sospetto. La ragione è semplice: Dorian Daja, residente a Canegrate, nel Milanese, è un tipo schivo, riservato, di pochissime parole e dai modi gentili. Con il traffico di stupefacenti, però, ha guadagnato milioni. E la verità è che nessuno lo avrebbe scoperto, se il ‘suo’ giro non fosse diventato troppo grosso.

Il Blitz al bar ‘Cicala’ di Villa Cortese

Le indagini della Compagnia dei Carabinieri di Legnano, durate 8 mesi, hanno portato all’arresto di due famiglie albanesi, le quali si suddividevano i compiti per un grosso giro di stupefacenti. L’operazione ha riguardato i Comuni di Cerro Maggiore, San Vittore Olona, Legnano, Canegrate e Villa Cortese. Proprio nel tranquillo paese al confine con la ‘città del Carroccio’ si trovava il fulcro di questo traffico: da mezzogiorno a mezzanotte, ogni giorno, il traffico era fiorente, con clienti che andavano e venivano. Una delle famiglie riforniva l’altra, la quale consegnava il prodotto nei luoghi stabiliti. Il più importante di questi era il bar ‘Cicala’ e il commercio avveniva all’esterno del locale, lontano dagli occhi del proprietario e dei clienti. I militari hanno così potuto registrare un bottino di oltre due milioni di euro e una notevole rete di distribuzione. Ma in tutto questo, c’era una figura fondamentale che fungeva da ponte di collegamento tra tutte le varie ‘stazioni di servizio’ per il rifornimento.

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Ritratto di uno spacciatore

Si tratta di Dorian Daja, 37enne albanese e residente da tempo in via Belluno a Canegrate, all’interno di una palazzina composta da diversi nuclei familiari. Nessuno lo conosceva bene o aveva una vaga idea di come passasse le proprie giornate. Ma era lui il grossista di un immenso giro d’affari di droga da 2 milioni di euro sgominato dalla Compagnia dei Carabinieri di Legnano la scorsa settimana. Centinaia di clienti, spostamenti tra Villa Cortese e San Vittore Olona, un business gestito interamente dall’uomo albanese, che si occupava di rifornire quasi tutti i giorni gli altri individui arrestati. E dopo il duplice omicidio da far west dei cugini Aaron e Agron Lleshaj, Canegrate finisce di nuovo sotto i riflettori grazie a un potente e ormai riconosciuto e ben radicato ‘clan albanese’, che ha mani ovunque nel territorio. Lui, Dorian, in casa deteneva un libro contabile in cui i militari hanno potuto conteggiare 250.000 euro al mese, per un totale di 2.374.000 euro nell’arco di 8 mesi d’indagine.

I vicini di casa: “Non sappiamo niente”

Ma nonostante questo suo andirivieni e le cifre da capogiro, per gli abitanti della palazzina era soltanto un uomo ‘invisibile’. E’ una residente dello stesso edificio a dichiararlo: “Si vedeva sia a piedi che in macchina, ma qui non stava quasi mai. Abbiamo saputo dell’arresto, ma di questa storia non sappiamo niente”. Stesso discorso per i vicini di casa, che non hanno visto o sentito nulla. Tranne un uomo che ha aggiunto dettagli interessanti: “La macchina grigia parcheggiata davanti all’abitazione è sua, so che viveva lì da tempo e viveva con una delle famiglie presenti nella palazzina. Ma non aveva mai fatto sospettare nulla di sé”.