Il Tar ha respinto il progetto di una discarica di rifiuti pericolosi, risalente al 2014, che si doveva realizzare a Casorezzo, un Comune dell’Altomilanese. Per il paese si tratta della prima vittoria legale. Ma la giunta, all’epoca, trattò con l’azienda in gran segreto e lasciò i cittadini all’oscuro di tutto: perché?

17 MAGGIO 2017

di Lorenzo Rotella

CASOREZZO (MI) – Nel lontano novembre 2013 l’azienda ‘Solter srl’ propone la realizzazione di una discarica di amianto dentro le cave di Casorezzo e Busto Garolfo, due Comuni del milanese. Si tratta del primo progetto di forte impatto ambientale proposto dalla ditta, nonché l’origine della lunga guerra che tutt’ora i paesi stanno combattendo. Ma l’amministrazione di Roberto Gornati, che all’epoca stava per terminare il mandato, decise di insabbiare tutto senza rivelare ai cittadini a cosa sarebbero andati incontro. Perciò, quando lo scorso 4 maggio il Tar ha respinto in via definitiva questa prima proposta di attuazione di una discarica di rifiuti pericolosi, nessuno sapeva di cosa si stava parlando. Come mai la giunta Gornati non dichiarà mai nulla al riguardo? E perché preferì intervenire tenendo tutto in gran segreto?

La scoperta del progetto

A queste domande non siamo riusciti a dare una risposta, poiché non è stato possibile rintracciare l’ex primo cittadino. Ma a spiegare come stanno ora le cose, impugnando la sentenza arrivata presso gli uffici comunali, è l’attuale sindaco Pierluca Oldani: “La sentenza del Tar dichiara improcedibile il ricorso che aveva fatto Solter a sostegno del primo progetto della discarica di amianto, che risale a novembre 2013. Ed è quello che l’amministrazione precedente aveva tenuto nascosto. L’abbiamo scoperto noi, ma prima nessuno ne sapeva niente: lo abbiamo tirato fuori durante la prima assemblea pubblica, quando cioè abbiamo trattato l’argomento nel secondo progetto della discarica di amianto. Il piano era stato bocciato per una serie di mancanze, Solter aveva deciso di fare ricorso, e per tutta risposta il Comune aveva aderito al ricorso ‘ad addendum’. Adesso, rilevata la dichiarazione del giugno 2015 in cui Solter afferma di aver già presentato un altro progetto e si disinteressa di quello precedente, il Tar ha dichiarato improcedibile proprio quest’ultimo. Chiudiamo così un fronte, ovvero il primo in assoluto”.

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L’importanza della verità

Anche se la guerra non è ancora vinta, un’importante battaglia si è appena conclusa e il Comune di Casorezzo, assieme a quello di Busto Garolfo e degli altri che hanno partecipato direttamente o meno, può festeggiare in tutta libertà. Resta però l’amaro in bocca per l’attuale giunta, data la superficialità con cui quella precedente aveva pensato di trattare la problematica. Nascondere ai cittadini una cosa simile, ora più che mai sensibili al tema e in generale sempre attivi a contrastare i progetti delle varie discariche all’interno delle cave, non è stata certo una buona idea. Perché, conoscendo la verità, si sarebbe potuto lottare duramente fin da subito.