Caso Vismara, la Procura vuole fare luce anche su alcuni uomini dell’Arma: spunta una ‘rete’ di amici

24 NOVEMBRE 2020

di Ersilio Mattioni

CORBETTA (MILANO) – Più passano le settimane e più si complica lo strano caso del capo dei vigili corbettesi, Lia Gaia Vismara.

Il caso Vismara

Indagata per detenzione e spaccio di droga, la comandante (dopo aver cercato di avallare la tesi complotto) prova a giocare d’attacco, chiamando in causa alcuni uomini dell’Arma dei Carabinieri, sia quelli in servizio la notte della perquisizione (il 5 gennaio 2020) sia quelli che lavorano nel nostro territorio. Il Pm titolare dell’inchiesta, Gianluca Prisco, non sembra però credere alla tesi del complotto (ovvero al fatto che qualcuno avrebbe cioè posizionato la droga, 5 grammi di cocaina, nell’auto di Vismara, allo scopo di incastrarla) e insiste nel ritenere che il capo dei vigili sia colpevole di detenzione e spaccio. Per questo si prepara a chiedere il rinvio a giudizio della comandante e a sostenere le accuse al processo. Vedremo.

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La ‘rete’ di amici

Intanto però la Procura non ha potuto ignorare una serie di fatti, precisi e circostanziati, accaduti la notte tra i 4 e il 5 gennaio scorso sia a Baranzate sia a Corbetta e dintorni. Spunta così una sorta di ‘rete’, un gruppo di amici che si scambia informazioni confidenziali. E forse anche qualcosa di più. Si indaga allora su Sms, conversazioni Whatsapp, telefonate e un curioso rap porto. Nessuno – neppure la magistratura milanese – sa dove condurranno queste indagini né se condurranno da qualche parte. Di sicuro però la Procura ha ritenuto le indicazioni fornite da Vismara meritevoli di essere approfondite. Nei prossimi mesi capiremo qualcosa di più preciso.