La polizia nega i permessi ai due gruppi: l’estrema destra ha fatto domanda fuori tempo massimo

di Pinuccio Castoldi

Domenica scorsa Casa Pound avrebbe voluto organizzare un banchetto in piazza Mazzini, ma si è vista negare il permesso non per motivi politici bensì burocratici. Infatti secondo il regolamento comunale, che ora la polizia locale intende applicare scrupolosamente, le domande vanno presentate almeno dieci giorni prima, e questa volta i tempi non c’erano. Nulla da eccepire da parte del coordinatore castanese di Casa Pound Lucio Ruggeri, il quale così commenta: “Se le regole sono queste non discutiamo, vuole dire che la prossima volta ci organizzeremo per tempo. Sicuramente faremo richiesta per gennaio, per richiamare l’attenzione su problemi quali possono essere alcuni aspetti del degrado di Castano, come la presenza di discariche abusive o di tossicodipendenti che minacciano gli anziani. Vorremmo confrontarci con i problemi reali e riuscire ad instaurare un buon rapporto anche con l’amministrazione comunale”. C’è da dire, però, che l’autorizzazione ad una presenza in piazza era stata negata anche ad altri tre soggetti che ne avevano fatto richiesta, vale a dire l’Anpi, il circolo Arci Paz e Sel, già protagonisti del presidio antifascista di alcune settimane fa. La motivazione, oltre che per i tempi, era anche per evitare un affollamento eccessivo di presenze politiche nello stesso luogo. Nell’ambito della sinistra, a parte il Pd che su questa questione appare assai defilato, c’è da parte di molti l’intenzione di contrastare con decisione la presenza di Cp, che secondo loro non può essere ammessa, in quanto organizzazione fascista, a partecipare al dibattito democratico. Un manifesto di Sel del Castanese affisso di recente dice: “Non tollereremo che la nostra città sia infangata dalle squadracce fasciste”. Qualcuno è passato dalle parole ai fatti: nella serata di lunedì i manifesti di Cp affissi negli appositi spazi in vari punti della città sono stati strappati e fatti a pezzi. Da parte sua Ruggeri, coordinatore di quella che dal sopra citato manifesto viene definita “teppaglia”, osserva: “Noi rivendichiamo la libertà di esprimerci e di poter dare il nostro contributo per il bene della città”. Prossimamente è da prevedere qualche vivace “scontro” perlomeno verbale tra le due parti; sarebbe pertanto auspicabile un preventivo chiarimento a livello politico e istituzionale.