Mentre la città di Castano Primo si spacca in due sulla nuova scuola materna statale (che aprirà a settembre) e mentre le opposizioni trasformano il consiglio comunale in uno stadio, il dirigente scolastico riceve una strana lettera: “Ci saranno effetti nefasti sulla tua carriera professionale”. Chi minaccia il professor Giampiero Chiodini alla vigilia dell’apertura dell’asilo pubblico? E perché? E’ il ritorno dei metodi mafiosi

13 AGOSTO 2016

di Ersilio Mattioni

CASTANO PRIMO (MILANO) – E’ cronaca della ultime settimane: la nuova scuola materna statale spacca la città in due, il dirigente scolastico riceve una lettera ambigua e minacciosa e il consiglio comunale si trasforma in un’arena (a tratti, per la verità, in un circo che non rende onore alle istituzioni), con il pubblico spaccato che urla e che i consiglieri di opposizione che prima scatenano la gazzarra e poi lasciano il parlamentino locale rifiutandosi di votare il Dup, il Documento unico di programmazione che disciplina le spese del triennio 2016-2018, tra cui la Materna pubblica.

Uno strano Aventino

Opposizioni scatenate. Comincia Franco Gaiera (Forza Italia): “Il punto non è la scuola materna, ma la modifica del Dup e quindi coinvolge l’aspetto finanziario (cioè la scuola materna, ndr). Io credo che le commissioni comunali non siano luogo di appuntamento per un aperitivo. E all’ultima commissione finanziaria non ci è stata fornita alcuna informazione. ‘Poi spiegherà il sindaco’ ci è stato detto. Credo che da una commissione un consigliere debba uscire sapendo le cose, per cui abbandono l’aula. Poi tocca a Roberto Colombo (‘Comitato x Castano’): “Siamo a discutere di una cosa che è già stata decisa – aggiunge Colombo – Come è stata gestita la questione con l’Ente morale? Perché per i lavori non c’è un bando? Il metodo è inaccettabile”. Chiude Gabriele Baraldo (Lega Nord): “Dopo che è stato detto che c’era l’ok dal provveditorato scopriamo che c’è una mail, dove si legge che a seguito della richiesta l’ufficio valuterà la possibilità di un’eventuale apertura della sezione. Valutare non è un ok. Non può girare la frittata: non c’è alcun ok. Ci rivolgeremo alla Corte dei conti. Noi non siamo contrari alla materna statale in generale, ma a questa scuola statale. Per tre motivi: non c’è la necessità, è mancata la trasparenza e reputiamo questo obiettivo un capriccio del sindaco”. Difficile discutere con chi si alza e se ne va senza neppure votare, cioè esercitare un diritto per conto dei propri elettori. Così facendo, non si rende onore né alle istituzioni che si dovrebbero rappresentare né, più in generale, alla democrazia. Ma l’Aventino scelto dell’opposizione di centrodestra e dal ‘Comitato x Castano’ è strano, perché è motivato dal dissenso. E non si è mai vista un’opposizione lasciare i banchi del Consiglio perché in dissenso con sindaco e maggioranza: allora tutte le sedute consiliari del mondo si dovrebbero concludere in questo modo.

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La lettera intimidatoria

Ma al netto della polemica tra maggioranza e opposizione, che lascia il tempo che trova, questo derby tra Materna pubblica e privata lascia sul campo un episodio di una gravità assoluta. A parlarne è il vicesindaco Dario Calloni: “E’ arrivata una lettera al dirigente scolastico Giampiero Chiodini che ha l’aspetto di un’intimidazione. ‘Ci saranno effetti nefasti sulla tua carriera professionale’, chiedo solidarietà”. Chi – e per quale ragione – potrebbe aver mandato una simile missiva al professor Chiodini alla vigilia dell’apertura della nuova Materna? E quali sarebbero “gli effetti nefasti” sulla carriera di un dirigente scolastico competente e stimato da tutti? E ancora, chi – tra i contrari all’asilo pubblico – potrebbe mai ricorrere a metodi di stampo mafioso? La prima impressione è che le questioni della Materna statale e dell’Ente morale nascondano grandi interessi economici. La seconda è che a Castano circolano personaggi abituati a risolvere le questioni politiche con le minacce mafiose. Non è la prima volta che accade.

Il precedente

Tempo fa una diatriba tra imprese di pompe funebri – che coinvolgeva però anche l’allora amministrazione di centrodestra, arbitro (non sempre imparziale, a nostro modo di vedere) della controversia – cominciò con velate minacce e finì con un incendio doloso, che distrusse un capannone, fece 500.000 euro di danni e rovinò anni di lavoro e sacrifici di imprenditori lombardi che avevano osato denunciare certe logiche. Ancora oggi, a distanza di tre anni, non si conoscono i nomi dei responsabili. Ma bisognerebbe, per comprendere a fondo ciò che sta accadendo, leggere bene i nomi dei consiglieri comunali di oggi e di ieri, capire chi sono, a quali mondo sono legati. Si scopriranno cose interessanti – e inquietanti – che spiegano perché certi metodi, di tanto in tanto, si riaffaccino sulla scena pubblica.