Per il parroco di Dairago, nel Milanese, i genitori dovrebbe portare più spesso i figli a messa e all’oratorio. Reazione dei genitori: “Sbagliato obbligare”
21 AGOSTO 2018
DAIRAGO (MILANO) – L’oratorio estivo di Dairago, nel Milanese, è terminato agli inizi di luglio. Come di consueto, don Giuseppe Aloisio ha voluto ringraziare tutti i partecipanti a questa importante esperienza parrocchiale, dagli educatori ai genitori. Tuttavia, al termine di queste felicitazioni, sul numero ‘La Domenica’ dello scorso 15 luglio il parroco ha voluto spendere qualche parola in un piccolo elenco intitolato ‘Tre cose dico ai genitori dei nostri ragazzi’. Il primo punto è un semplice e doveroso ringraziamento per il lavoro svolto in oratorio e per gli elogi che nel corso del tempo la parrocchia ha ricevuto: basti pensare al successivo numero de ‘La Domenica’, in cui due nonni hanno voluto scrivere una lettera di ringraziamento indirizzata a tutto lo staff ecclesiastico per aver fatto divertire i loro nipotini durante la prima parte dell’estate.
“Portate i figli a messa e all’oratorio”
I successivi due punti, però, non sono piaciuti ad alcuni genitori, vuoi per la malizia con cui hanno letto queste parole, vuoi perché in qualche modo si mette in dubbio – riflettendoci un attimo – il ruolo primario della famiglia nell’educare i propri figli. Don Giuseppe scrive: “Portate i vostri figli a messa la domenica! Perché così tanti ragazzi all’oratorio, e così pochi alla messa festiva?” Una critica velata, ma quantomai sentita dal parroco, relativa a quello che può essere considerato ‘laico opportunismo’: la chiesa va bene finché posso mandare i bimbi all’oratorio durante l’estate. Infine, la terza stoccata: “Portate i ragazzi all’oratorio durante tutto l’anno, non solo in estate. Portateli la domenica, quando escono da scuola, anche solo per poco tempo. L’oratorio fa bene ai ragazzi: più tempo passano in oratorio e più bravi diventano! Volete che i vostri figli crescano bravi? Semplice: mandateli il più possibile all’oratorio!”
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La reazione delle famiglie
Alcuni genitori non hanno visto di buon occhio questo consiglio, rispondendo al parrocco per le rime: “Ai nostri bambini ci pensiamo noi. Con quel punto è come se avesse sottolineato il fatto che i nostri figli diventano bravi se vanno all’oratorio, altrimenti no. Implica cioè il fatto che la nostra educazione non basta e si rende necessaria un’onnipresenza in oratorio e in chiesa. Mi spiace per don Giuseppe, ma non è assolutamente così”. Un’altra madre, invece, si dimostra comprensiva nei confronti del figlio: “Non lo spingo a fare ciò che non vuole finché si tratta di scelte intime, come la sessualità o la fede politica. Se mio figlio non vuole andare a messa o in oratorio durante l’anno, non lo obbligherò di certo a farlo”.
IL COMMENTO – di Ersilio Mattioni
E se don Giuseppe Aloisio avesse ragione? La sua, certamente, è una provocazione, ma soltanto chi è cieco può non vedere i limiti della famiglia italiana, che ha smesso da tempo di educare i figli come si deve. Chiunque può rendersene conto, osservando il comportamento di un adolescente, che spesso trascorre il tempo con uno smartphone in mano oppure davanti alla tv, senza che mamma e papà abbiano nulla da obiettare. Ed è anche così che crescono frotte di rincoglioniti, svogliati, individualisti e privi di interesse per il mondo che li circonda. E allora – lo diciamo da laici – meglio l’oratorio, dove si interagisce con gli altri, si gioca, si svolgono attività utili. I genitori ci riflettano. E magari facciano un po’ di autocritica.