Dal 2002 l’Italia, sul fronte della libera stampa, è in costante peggioramento. Il rapporto annuale di Reporter senza frontiere colloca il nostro Paese nelle parti della classifica. Peggio di noi, in Europa, solo Cipro, Grecia e Bulgaria. Pesano le paranoie di politici intolleranti alle critiche, che cercano di imbavagliare l’informazione con minacce e querele pretestuose

4 GENNAIO 2017

di Ersilio Mattioni

ROMA – Il dettagliato resoconto di Reporter senza frontiere arriva puntuale a inizio anno. E come sempre, dal 2002 a oggi, è una scoppola per l’Italia, nazione in cui la libera stampa è in via di estinzione, indipendentemente dai vari governi, di destra o di sinistra, che si sono succeduti nel tempo.

I dati

L’Italia scende così di altre 4 posizioni e si piazza al 77esimo posto. Se da un lato Rsf sottolinea che i leader politici sono “paranoici” nei confronti dei giornalisti un po’ ovunque nel mondo, da noi questa tendenza è ancora più spiccata. Conclusione disarmante: “La sopravvivenza di un’informazione indipendente sta diventando sempre più precaria. In Francia per esempio (45esima posizione) “la maggior parte dei media nazionali appartiene a un piccolo gruppo di imprenditori con interessi in aree economiche che nulla hanno a che vedere con il giornalismo”. E in Gran Bretagna (38esima posizione) “la polizia ha usato nuove leggi per violare le fonti dei giornalisti”.

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Le minacce

Le perquisizioni ai danni dei cronisti sono cresciute anche in Italia, “dove – spiega il rapporto Rsf – sono frequenti le minacce della mafia“. Ed è lungo l’elenco dei giornalisti presi di mira: a volte si tratta di intimidazioni vere e proprie; altre volte di minacce velate; altre volte ancora di querele pretestuose o cause civili con maxi richieste di risarcimenti. Mafiosi e politici utilizzano gli stessi metodi: trascinano i giornalisti in tribunale, pur sapendo di avere torto. In questo modo costringono gli editori a spendere cifre elevate per difendersi, ben conoscendo l’Italia, dove le spese processuali di norma si compensano e dove, soprattutto, manca una normativa sulle liti temerarie. Lo scopo di chi minacce la libera stampa è chiaro: mettere i giornali in difficoltà economica, fino al punto di costringerli a chiudere oppure a cedere. “Il livello di violenza contro i giornalisti (incluse violenze verbali, intimidazioni fisiche e minacce di morte) è allarmante”, scrive Rsf, citando fra gli altri il ‘caso Vatileaks’ e le ingerenze della chiesa nella già precaria libertà d’informazione. In ogni caso, il dato resta quello di sempre: i reporter italiani più a rischio sono coloro che fanno inchieste sul crimine organizzato e sulla corruzione.

La classifica

Peggio dell’Italia, in Europa, troviamo Cipro, la Bulgaria e la Grecia. Meglio di noi, invece, la Moldova, il Nicaragua, l’Armenia, il Lesotho, il Burkina Faso e pure il Botswana. Sul podio troviamo le democrazie più avanzate dell’Europa del Nord: Finlandia, Olanda e Novergia. E’ possibile leggere il rapporto completo sul sito di Rsf.