La storia del ‘Boomerang’, un vecchio pub di Buscate, nel Milanese, sequestrato nel 2002 in una maxi inchiesta sullo spaccio di droga

16 LUGLIO 2018

di Vanessa Valvo

BUSCATE (MILANO) – Un tempo al suo interno si spacciava droga, ma ora ci si vive tranquillamente. E’ diventata un’abitazione a tutti gli effetti l’ex pub Boomerang di via Cavallotti, nella periferia di Buscate, nel Milanese. Solo all’esterno ha mantenuto le vecchie sembianze, ma all’interno la famiglia che vi abita da un po’ lo ha adattato a residenza.

Le denunce

Anche se la grande insegna sul tetto non c’è più da almeno 15 anni, il locale degli anni 2000 è riconoscibile a tutt’oggi, con la differenza che il suo ingresso non è più pubblico, ma privato. La sua storia rimarrà comunque impressa negli annali del paese. Il vicinato si ricorda ancora le denunce perpetrate negli anni della sua attività: musica ad alto volume fino alle sei del mattino, risse e rifiuti in giro per il quartiere erano tutti i fastidi che scaturivano dalle serate brave passate al Boomerang. Persino il parroco di allora, don Gesuino, era stato coinvolto dai cittadini affinché intercedesse con l’amministrazione comunale per trovare una soluzione.

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L’inchiesta

Quella che non arrivò dalle autorità locali, venne procurata dal comando dell’arma di Milano, che mise per sempre fine all’attività con gli avvisi di chiusura apposti sulla recinzione. Dopo la maxi retata, avvenuta all’improvviso in una notte e che coinvolse anche il bar ‘Formula 1’ di Cuggiono (Milano) e il ‘Capriccio’ di Arconate (Milano), il locale non è più stato riaperto. Il traffico di stupefacenti che avveniva al suo interno era manovrato dal pregiudicato, già in carcere, Mario Sgambellone, mentre ben 17 persone erano state arrestate con la maxi operazione dei Carabinieri.

La rinascita

Il locale, tra l’altro, era di proprietà di un vigile di Buscate: con la moglie, la fiorista del paese, aveva costruito la villa di residenza e proprio di fronte l’immobile, diventato poi il Boomerang. Per questo, dopo il procedimento penale, non è stato difficile riconvertirlo a residenza, quando il proprietario ha venduto tutto per andare a vivere altrove. Sorti sicuramente peggiori sono toccate, invece, al ‘Formula 1’ di Cuggiono. Confiscato perché era intestato a uno degli arrestati. Ad oggi non lo vuole più nessuno. I costi per recuperarlo appaiono ancora troppo esosi.