A Casorezzo, nel Milanese, don Eugenio Baio predica l’accoglienza dei migranti, ma sfratta una famiglia con un disabile e vende 5 appartamenti

21 MARZO 2018

di Patrizia Meneghin

CASOREZZO (MILANO) – A volte anche i preti predicano bene ma razzolano male. Due settimane fa, don Eugenio Baio si era espresso sull’Informatore Parrocchiale a proposito dell’accoglienza dei migranti a Casorezzo e di ciò che i cittadini avrebbero dovuto fare per favorire l’integrazione sociale dei richiedenti asilo. Ma in seguito a queste sue affermazioni, molti residenti hanno deciso di segnalare diversi episodi che contrasterebbero con quanto il parroco ha dichiarato sul giornalino.

L’episodio della famiglia straniera sfrattata

Il primo fra tutti riguarda un caso risalente a circa due anni fa. Secondo alcune testimonianze, don Baio avrebbe sfrattato una famiglia di origine straniera, con una bambina disabile a carico, perché in ritardo con il pagamento dell’affitto alla Parrocchia. Ma facciamo un passo indietro per comprendere meglio le ragioni di questo evento.
La famiglia avrebbe abitato per mesi in un appartamento di proprietà della Chiesa locale, ma a seguito della perdita del lavoro del padre, sarebbe rimasta indietro con il pagamento dell’affitto e così sarebbe arrivato lo sfratto, nonostante a carico della coppia di stranieri ci fosse anche una bambina con gravi disabilità. Ovviamente è nelle facoltà della Parrocchia, in quanto proprietaria dell’appartamento, richiedere e notificare un atto di sfratto, ma l’azione di don Baio non ha lasciato di certo indifferenti i cittadini di Casorezzo, soprattutto per via della situazione delicata in cui verteva la famiglia.

La vendita delle case parrocchiali per finanziare il nuovo oratorio

Ma non finisce qui. Sembrerebbe infatti che il parroco, come sostengono i beninformati, negli anni abbia avuto a disposizione ben 5 appartamenti di proprietà, ma al posto di utilizzarli per accogliere i migranti, come succede già in altre Parrocchie, avrebbe deciso di venderli per poter finanziare la costruzione del nuovo oratorio; il tutto nonostante avesse annunciato pubblicamente di non avere spazi da offrire per l’accoglienza.
Un comportamento non del tutto integro, dunque, quello messo in atto da don Baio: chiedere ai cittadini di avere carità cristiana, accogliendo sia dei possibili nuovi migranti sia gli stranieri già presenti nella comunità che non possono permettersi un tetto sopra la testa; ma allo stesso tempo liberarsi immediatamente di tutti gli spazi disponibili, solo per fare cassa.

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Il caso dell’appartamento invenduto

La Parrocchia, inoltre, avrebbe ancora uno spazio per accogliere una famiglia, vale a dire la casa di don Nicola, disabitata fin dalla dipartita dell’anziano prelato, e già messa in vendita per finanziare il nuovo oratorio, ma mai venduta. Quel piccolo appartamento potrebbe sicuramente essere utile per sviluppare progetti di accoglienza dei richiedenti asilo, ma a quanto pare anche qui ci sarebbe la stessa priorità che ha portato alla vendita degli altri 5 appartamenti: racimolare soldi per pagare la nuova struttura.
Insomma, verrebbe purtroppo da dire che nelle priorità di don Baio la costruzione del nuovo oratorio venga addirittura prima della stessa carità cristiana.