Il killer, finito in coma dopo un pestaggio in prigione, oggi sta meglio: parla e riconosce le persone. Ma ormai i giudici lo hanno scarcerato: per la legge è un uomo libero
17 APRILE 2018
CASTANO PRIMO (MILANO) – Potrebbe essere presto trasferito in una clinica specializzata a Rimini Dritan Demiraj, il 31enne albanese che il 28 febbraio 2014 uccise per gelosia il giovane Silvio Mannina, originario di Castano Primo, nel Milanese.
Il pestaggio e il coma
Il killer, condannato all’ergastolo in primo grado nel marzo 2016, fu picchiato a sangue nel carcere di Parma il 6 aprile 2016 dopo un violento diverbio con un altro detenuto in un’area di massima sicurezza della prigione: Demiraj finì in uno stato semicomatoso, comunque di quasi totale incoscienza, e fu ricoverato inospedale. Per questo motivo, nel processo d’appello, i giudici della Corte d’Assise di Bologna pronunciarono una sentenza di non luogo a procedere e il killer fu scarcerato: il suo stato di salute è troppo compromesso per potergli permettere di affrontare il processo.
Sostieni la Libera Informazione
Sul nostro giornale on line trovi l’informazione libera e coraggiosa, perché noi non abbiamo padroni e non riceviamo finanziamenti pubblici. Da sempre, viviamo soltanto grazie ai nostri lettori e ai nostri inserzionisti. Noi vi offriamo un’informazione libera e gratuita. Voi, se potete, dateci un piccolo aiuto.
Migliorano le condizioni di salute
Ma oggi le sue condizioni psicofisiche sono decisamente migliorate: a confermarlo è il suo avvocato, Massimiliano Orrù del Foro di Rimini. “Rispetto allo stato iniziale simile al coma – spiega il legale difensore – di certo Demiraj sta meglio. Prima riusciva a effettuare solo dei leggeri movimenti, frutto probabilmente di deboli reazioni muscolari. Oggi, invece, le sue condizioni sono migliorate tantissimo: ora parla, seppur a fatica, e riconosce le persone che gli stanno di fronte. Non ricorda nulla di quanto accaduto, ma si riesce a dialogare. Purtroppo non deambula, ed è per questo motivo che l’Ospedale di Parma ha chiesto che venga trasferito in un centro di riabilitazione specializzato a Rimini. L’obiettivo è quello di fargli recuperare almeno in parte anche questa funzionalità”.
Il killer non finirà più in carcere
L’avvocato Orrù esclude, comunque, che il miglioramento delle condizioni di salute di Demiraj possa in qualche modo cambiare l’iter processuale già definito. “Rispetto alla sentenza di non luogo a procedere pronunciata a novembre 2017 dalla Corte d’Appello – evidenzia Orrù – non ci saranno novità, perché la memoria di Demiraj è in ogni caso compromessa, così come compromesse sono le sue capacità mentali”.
Le proteste dei familiari
A protestare contro la scarcerazione del killer di Mannina fu proprio la famiglia del giovane castanese, che ancora oggi cerca giustizia dopo una sentenza a suo dire ingiusta: in prima linea c’è la sorella di Silvio, Simona Mannina, che dal 2014 ha aperto anche una pagina Facebook per sensibilizzare l’opinione pubblica sul caso. Resta invece ancora da definire la posizione dello zio di Dritan Demiraj, il pescatore Sadik Dine: condannato a 5 anni in primo grado per occultamento di cadavere, in Appello i giudici gli hanno inflitto l’ergastolo, riconoscendolo colpevole anche dell’omicidio del castanese. Toccherà ora alla Cassazione l’ultima parola sulla vicenda, per chiudere il cerchio su una storia – l’ennesima – di amore, onore, sangue e morte.