Lia Gaia Vismara, comandante della Polizia locale di Corbetta, non è un consumatore di cocaina. Ecco il documento che lo prova: l’esame del capello con esito negativo eseguito dal Dipartimento di Tossicologia dell’Università degli Studi di Milano. Negativo l’esisto anche dell’esame del sindaco Marco Ballarini, che vi si era sottoposto per fugare dubbi e sospetti

25 GENNAIO 2020

di Ersilio Mattioni

CORBETTA (MILANO) – Si era sottoposta volontariamente all’esame del capello, dopo che, la notte tra il 3 e il 4 gennaio, i Carabinieri di Bollate avevano trovato 3 grammi di cocaina nella sua auto. Lia Gaia Vismara, capo dei vigili di Corbetta, aveva da subito negato sia che quella droga fosse sua sia di essere un consumatore di cocaina. Sul primo aspetto l’inchiesta della Procura di Milano è in corso tra tante anomalie e altrettanti sospetti sugli ex colleghi; sul secondo punto l’esito del test dà ragione alla comandante.

La comandante dei vigili, Lia Gaia Vismara, mostra sorridente l’esame del capello

L’esame del capello

Lo scorso 9 gennaio Vismara si sottopone al test all’ospedale di Magenta. Il campione viene prelevato e spedito al Laboratorio di Tossicologia Forense dell’Università degli Studi di Milano. In data 13 gennaio ha inizio l’esame, che si conclude 3 giorni dopo. E il 24 gennaio il Laboratorio di Tossicologia comunica che l’esito è pronto. La comandante si reca a Milano, in via Mangiagalli 37, per ritirarlo e si fa fotografare sorridente all’uscita dell’Istituto di Medicina Legale. L’esito è negativo. Stesso esito anche per il sindaco di Corbetta, Marco Ballarini: per lui il test ha un valore simbolico, politico se vogliamo, perché nessuno lo accusa di nulla. Ma il primo cittadino ci tiene comunque a fugare voci e gossip fatti circolare in città dai suoi detrattori.

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L’esame del capello (con esito negativo alla cocaina) della comandante Lia Gaia Vismara

Chi ha messo la droga nell’auto?

Il caso Vismara, dunque, si complica. Quella che avrebbe dovuto essere la più classica flagranza di reato diventa, ogni giorno di più, una domanda inquietante: qualcuno ha messo la droga nell’auto della comandante? Se lo chiedono in molti, compreso l’avvocato Roberto Grittini (che difende il capo dei vigili), ma anche i magistrati che conducono l’inchiesta e che stanno indagando a trecentosessanta gradi.

Anomalie e stranezze

La vicenda – noi lo sosteniamo dall’inizio – fa acqua da tutte le parti. Gli errori e le anomalie nel blitz dei Carabinieri; gli strani movimenti ripresi dalle telecamere attorno alla palestra di Baranzate (la sera stessa del ritrovamento della droga); i segni di scasso sull’auto del capo dei vigili; il mancato drop test sulla sostanza rinvenuta; la divisione della polvere bianca in bustine da 0,2 grammi (incompatibili con lo spaccio, perché trattasi di micro dosi che non hanno mercato). Tutto ciò che si poteva ipotizzare era l’uso personale, ma l’esame del capello ha smentito anche questa supposizione.

Le minacce al comandante

Assume a questo punto grande rilevanza la denuncia presenta da Vismara alla Procura di Milano sulle minacce ricevute dai suoi colleghi ed ex colleghi. Frasi come “Te la farò pagare”, “Perderai il lavoro” e “Morte mia, morte tua” sono state inviate al capo dei vigili di Corbetta via Whatsapp da un agente di Polizia locale (il caso è raccontato in esclusiva da Libera Stampa l’Altomilanese: in edicola da venerdì 24 a giovedì 30 gennaio). Ora i magistrati potrebbero decidere di far confluire questa denuncia nell’inchiesta principale, per capire se qualcuno ha voluto vendicarsi della comandante, mettendo la droga nella sua macchina per incastrarla.

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