Episodio increscioso a Corbetta, nel Milanese, dove alcuni vandali hanno insultato i Padri Somaschi con scritte offensive. I religiosi, interpellati da Libera Stampa l’Altomilanese, non negano il problema pedofilia tra i preti, ma invitano a non fare di tutta l’erba un fascio. Intanto scattano le denunce

16 APRILE 2017

di Martina Salasso

CORBETTA (MILANO) – Padri Somaschi nel mirino dei vandali: scherzo di cattivo gusto o atto mirato contro la Chiesa? Questa volta a farne le spese è l’Istituto cattolico San Girolamo sito in via San Sebastiano, struttura che ospita scuole primarie, secondarie e il liceo musicale.

I fatti

La facciata esterna dell’istituto, fino a giovedì scorso, presentava frasi oscene e di cattivo gusto scritte con un pennarello rosso. “Pedofili”, “Ogni giorno crepano 35mila bambini”. Sono solo alcune delle frasi che apparivano lungo i muri esterni dell’edificio, che si affacciano sulla strada e sulla pista ciclabile. Le scritte, seppur sbiadite e in parte già cancellate, balzavano all’occhio soprattutto per chi si trovava di passaggio lungo il percorso ciclopedonale, che circonda l’intero edificio. “Non so chi possa essere stato, di sicuro qualche scherzo di qualche ragazzo deficiente”, dichiara una mamma, genitore di un’iscritta all’Istituto. Immediato, per qualcuno, il riferimento delle scritte agli ultimi episodi trattati da molti quotidiani nazionali, che riguardano gli abusi in alcune parrocchie, dalla Calabria fino alla Lombardia, e alla piaga della pedofilia che ancora oggi affligge la Chiesa.

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“Dispiace, qualcuno vuole fare di l’erba un fascio”

Tuttavia è da escludere ogni tipo di coinvolgimento dell’Istituto in episodi di questo genere. La scuola, d’altra parte, non si nasconde dietro un dito: “Dispiace vedere accadere questi gesti – dichiara il rettore dell’istituto, padre Eufrasio – hanno anche scritto ‘chiesa=mafia’. C’è chi vuole fare di tutta l’erba un fascio. Queste sono pure offese gratuite nei confronti di una scuola da sempre rispettata da famiglie e genitori”.

La denuncia

Ora è caccia ai colpevoli di questo gesto increscioso: difficile risalire ai responsabili, anche a causa della mancanza di telecamere, ma la scuola si dice pronta a prendere provvedimenti. Non si esclude che possano anche partire delle denunce. Un motivo in più per intervenire al più presto con l’installazione di apparecchi di videosorveglianza atti a garantire una maggiore sicurezza del quartiere. Nel frattempo, qualcuno ha già provveduto a ritinteggiare e cancellare le scritte per ridare decoro (e dignità) a uno degli istituti più rinomati e rispettati del paese.

IL COMMENTO – di Ersilio Mattioni

Le nefandezze nel nome di Dio

Nel Vangelo secondo Matteo, 19,13-15, è scritto: “Lasciateli, non impedite che i bambini vengano a me; a chi è come loro, infatti, appartiene il regno dei cieli”. E’ Gesù che parla. E che rimprovera gli apostoli, perché stanno respingendo i pargoli, costringendoli a obbedire alle regole degli adulti. A quei tempi il figlio di Dio, sui bimbi, dice parole bellissime, che i suoi seguaci tramandano fino a noi e che i suoi ministri rinnegheranno migliaia di volte, macchiandosi di reati atroci contro gli innocenti: pedofilia, abusi sessuali, molestie, vessazioni. Il potere dei forti esercitato sui deboli, sugli indifesi. E sempre nel nome di quel Dio, tradito e offeso da chi ne dovrebbe diffondere il messaggio cristiano – che è messaggio d’amore infinito, come un dono a perdere – e invece lo calpesta e lo umilia.

Per questo quelle scritte di mano ignota sul muro dei Padri Somaschi di Corbetta – “Pedofili”, “Chiesa uguale mafia” – pongono un tema scomodo, irrisolto. Un nervo scoperto per il clero d’Italia e del mondo. Al netto del vandalismo e al netto, soprattutto, del fatto che i Somaschi non possono certo essere accusati, in toto, delle malefatte di tutti i sacerdoti, il problema esiste e parlarne è doveroso, quasi un obbligo morale. Anche perché, prima del 2002, la piaga dei preti pedofili è tenuta nascosta all’universo, complice l’atteggiamento omertoso della Chiesa che insabbia ogni caso, preferendo spostare i prelati da una parrocchia all’altra e ricoprendo d’oro le famiglie dei bambini vittime di abusi, così da evitare denunce e scandali.

Poi arriva ‘The Boston Globe’, autorevole quotidiano statunitense. Pubblica un’inchiesta che arriverà lontano: vengono denunciati 89 sacerdoti e lo stesso arcivescovo di Boston, il cardinale Bernard Francis Law, finisce sotto accusa: ha permesso a decine di preti pedofili di continuare ad esercitare in parrocchie ignare di tutto. L’opinione pubblica ne esce sconvolta. Giovanni Paolo II, dopo qualche titubanza, fa il resto, inaugurando la stagione della dolorosa verità. Scritta nei numeri. Negli ultimi quindici anni la Chiesa ha ‘cacciato’ circa 1.300 preti accusati di pedofilia, svestendoli dell’abito talare e riducendoli allo stato di laici, cioè di comuni cittadini. Ma i casi giunti alla Congregazione per la Dottrina della fede, fondati su accuse credibili di abusi sessuali, sono molti di più: circa 5.000, mentre le denunce sono oltre 20.000.

E prima del 2002? Non lo sappiamo. E non lo sapremo mai. David Maria Turoldo, sacerdote e raffinatissimo poeta, scrive: “Nel fittissimo buio, sento il tuo sguardo sul cuore, come di falco appollaiato sul nido”. Fu considerata irriverente, quella descrizione del giudizio divino. Fu persino condannata, messa all’Indice da tanti alti prelati. Pure loro però, un giorno, dovranno rendere conto. Non dei versi di un vate, bensì dei comportamenti e delle azioni. Di ciò che hanno fatto e ancor più di ciò che non hanno fatto per proteggere le creature di Dio, i pargoli del Vangelo secondo Matteo. Avrebbero dovuto difenderli dalle violenze, ma hanno preferito tutelare il ‘buon’ nome della Chiesa.