Valentina De Palma, 31enne di Parabiago, in provincia di Milano, soffre di una terribile malattia: ha subito finora 40 interventi

22 GIUGNO 2018

di Alessandro Casali

PARABIAGO (MILANO) – Si chiama Valentina De Palma, ha 31 anni, vive a San Lorenzo (frazione di Parabiago, in provincia di Milano) e soffre di neurofibromatosi di tipo 1 (una patologia degenerativa che comporta la crescita di tumori nel sistema nervoso centrale) e ha subìto 40 interventi chirurgici da quando è nata.

La storia

Nonostante questo, con una dose pazzesca di autoironia e coraggio, non si è mai data per vinta. Anzi, ha deciso di raccontare la sua storia. Valentina ha ereditato la sua malattia dal padre: “A 6 mesi ho iniziato con bronchiti, polmoniti, broncopolmoniti e poi asma. Mi sono comparse macchie su tutto il corpo, non crescevo e la schiena si curvava. Hanno iniziato a farmi esami di ogni tipo, finché non mi hanno detto che cosa avevo”. Poi, è cominciata la giostra infernale: “A 5 anni mi hanno messo il busto, ma non bastava e 3 anni dopo mi hanno inserito placche in titanio lungo la colonna vertebrale. Finivo sotto i ferri ogni 6 mesi, ma non serviva a nulla: il torace mi si è deformato e ha compresso il polmone sinistro. A 14 anni hanno scoperto un tumore inoperabile al cervelletto. In tutto questo, mi toglievano a ripetizione tumori da gambe, petto, testa e schiena”. Nel 2014 ci fu il momento di maggior terrore: “Mi diedero due settimane di vita per un accumulo di liquido cerebrale nel cervello. Mi dovettero operare per 12 ore, ne uscii salva, ma senza più l’occhio sinistro. E inoltre scoprirono anche un secondo tumore al cervelletto. Settimane dopo avevo infezioni che hanno finito col divorarmi naso, osso del palato e denti. L’intervento mi ha portato una semiparesi facciale sul lato sinistro. Ora sono al quarantesimo intervento: amputazione dell’orecchio destro per infezione”.

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Il coraggio di Valentina

Dalla scuola al lavoro, Valentina ha sempre avuto difficoltà: “Le insegnanti si rifiutavano di ammettermi alle gite per non avere responsabilità. Ho perso gli amici, provavano vergogna a stare con me. Lavoravo nella protezione civile, facevo la segretaria presso la caserma dei Carabinieri di Parabiago, assistevo i disabili, facevo le pulizie nei centri sociali e infine magazziniera presso una farmacia. Ma ora, con 3 operazioni in due mesi alla gamba sinistra e con quelle che ho subìto, il massimo che posso fare è passeggiare una ventina di metri prima di bloccarmi e sono costretta in casa. Ricevo 305 euro al mese di pensione d’invalidità e di accompagnamento, ma ne spendo 210 per le medicine, 200 per le bollette e 160 per le ultime trasferte presso l’ospedale di Parma, dove mi operano due dottori eccezionali”. Ma Valentina non molla: “La malattia non è poi un grande problema, c’è e la devo sopportare. Sbattere i piedi non la manda via. Ho sempre usato sarcasmo e autoironia, anche quando i dottori mi davano brutte notizie. Il mondo non è come si vede nei Teletubbies: i momenti neri ci sono e devono esserci, tutti piangiamo. Poi però ci si rimbocca le maniche e di nuovo sul ring”. E’ ‘combattere’ il messaggio che Valentina vuole lanciare. Mai arrendersi, ma combattere.