Il Questore abbassa le saracinesche del ‘Bar Cicala’ di Villa Cortese, nel Milanese, per 15 giorni. Il locale, punto di ritrovo di pusher e clienti di tutto il territorio, è “pericoloso per l’ordine pubblico e la sicurezza”
6 DICEMBRE 2017
di Lorenzo Rotella e Gloria Siri
VILLA CORTESE (MILANO) – Tre locali nel Milanese sono stati costretti dal Questore di Milano, Marcello Cadorna, ad abbassare le saracinesche perché ritenuti pericolosi ‘per l’ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini’. Il primo a doverlo fare, tramite una sospensione della licenza della durata di quindici giorni, è il bar Cicala di piazza della Vittoria a Villa Cortese. Nella giornata di lunedì, dunque, le porte del pub sono state sigillate.
L’inchiesta
Il luogo, dall’ottobre del 2015 al febbraio del 2017, era diventata una vera e propria zona di spaccio: circa seicento cessioni di droga avvenute all’esterno del locale. Quel traffico di marijuana, cocaina ed eroina per 2 milioni di euro era stato scoperto dalla Compagnia dei Carabinieri di Legnano lo scorso settembre. In seguito a questo blitz, il Gip del Tribunale di Busto Arsizio ha emanato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per 10 persone, di cui 9 albanesi, suddivisi in due famiglie, e un italiano. Lo spacciatore principale era Dorian Daja, 37enne residente a Canegrate in via Belluno, sul cui libretto erano conteggiati 250 mila euro al mese per l’attività illecita. La vicenda, insomma, sembrava terminata con questa maxi operazione dei militari. E invece, all’inizio della settimana i sigilli del Questore di Milano sono stati affissi sulla saracinesca del bar Cicala per ‘contrastare i fenomeni di criminalità’, come viene spiegato da una nota ufficiale.
L’intervista al titolare del bar
‘Libera Stampa l’Altomilanese’, però, in quel locale ci era entrato. Avevamo intervistato il gestore cinese dell’attività, per chiedergli se era a conoscenza dei fatti, se era consapevole di quell’autentico mercato della droga formatosi fuori dal suo esercizio nel giro di due anni e, soprattutto, se avesse mai avuto modo di parlare con qualche spacciatore o cliente. Il giovane titolare, colto alla sprovvista dalle nostre domande, si era messo sulla difensiva, dichiarando di non sapere nulla: “Per come è stata dipinta la cosa, sembra che la colpa sia mia, cioè che fossi io quello che spacciava. Non è così. Io sto sempre al bancone a servire i clienti e non c’è il servizio al tavolo, specialmente fuori. Esco soltanto per ritirare sedie e tavoli, dopo aver pulito tutto. Non ho la più pallida idea di chi ci sia fuori di qui, né di cosa faccia. L’importante è che nulla di illecito avvenga qui dentro. In quel caso, me ne accorgerei”. Eppure, in due anni il gestore avrebbe avuto tutto il tempo per capire cos’avveniva fuori dalle mura del bar, poichè è per l’immenso traffico di droga che ora il bar Cicala è stato chiuso per quindici giorni. E con lui, gli altri due coinvolti nella vicenda: il milanese ‘Lucky Bar’ di via Cabella e il ‘Bar Astor’ di Cinisello Balsamo in via Risorgimento.
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