Il 2017 si porta via il Palio delle Contrade di Arluno, nel Milanese. A nulla sono valsi i tentativi di salvare la manifestazione. L’addio dopo 47 anni
7 GENNAIO 2018
ARLUNO (MILANO) – Il 2017 rappresenterà una data storica per gli arlunesi. Infatti lo scorso anno ha sancito la fine dello storico Palio delle Contrade, dopo 47 anni di vita. E il 2018 non sembra essere l’anno del ritorno, a giudicare dalle parole del sindaco, Moreno Agolli, riportate qualche settimana fa sull’ultimo numero de Il notiziario: “Mi lascia ancora molta tristezza ripensare al mancato svolgimento del Palio delle Contrade e ho una profonda sensazione che questa tradizione non tornerà”.
La storia del Palio
“E’ importante che il desiderio di vita di una comunità si trasfiguri in qualcosa di visibile e continuo nel tempo”, diceva Franco Pastori, sindaco di Arluno che celebrò i 25 anni del Palio a metà anni ’90. Probabilmente da questo sentimento la manifestazione nacque nel settembre del 1970: si trattava di una semplice gara podistica per le vie del paese, che si teneva rigorosamente la terza domenica. 11 erano le zone di Arluno che schieravano i rispettivi corridori per aggiudicarsi l’ambito Gonfalone, sotto gli occhi dell’allora sindaco Antonio Lonati.
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Col tempo il Palio è cresciuto, divenendo una festa attesa anche oltre i confini arlunesi. Le 7 contrade Baia, Beacqua, Brera, Certosa, Mulino, Rogorotto e S.Ambrogio non si sfidavano più solo nella corsa, divenuta a staffetta con atleti maschi e femmine, ma anche in altre competizioni sportive e non, come gare di bocce, tornei di pesca o di carte, gare di ballo e persino rocambolesche corse di go-kart. Ma la più importante, apprezzata e duratura novità fu la scenografica sfilata di carri allegorici. Una parata colorata che coinvolgeva una buona fetta della popolazione, capace di esprimere creatività e ingegno con ottimi risultati. La fatica dei contradaioli nell’allestire i carri veniva ripagata, prima ancora che dagli applausi dei propri concittadini e da un premio ad hoc, dalle feste e dalle cene in contrada.

Il declino e l’ultima assemblea
Negli ultimi anni qualcosa è cambiato. Il rapporto tra Palio e arlunesi si è incrinato. Una volta entrati nel nuovo millennio, sempre più complicata è divenuta l’organizzazione della festa. Dapprima si è rinunciato alla sfilata, il momento più attrattivo, ma anche più impegnativo, dell’intera kermesse. Per qualche anno è rimasta la corsa a staffetta, valida per aggiudicarsi il Gonfalone. L’edizione 2016 realizzata con grande fatica, sembrava svolgersi per onorare la tradizione più che per un convinto sentimento di partecipazione. I capi contrada hanno quindi gettato la spugna e chiesto aiuto all’amministrazione comunale. Nel tentativo di dare una scossa il sindaco e l’assessore alla cultura, Adriana Carnazzola, hanno convocato il 28 giugno 2017 un’assemblea pubblica per capire se ci fossero le condizioni per poter mantenere l’evento mobilitando la cittadinanza. La sala consigliare mezza vuota ha immediatamente dato risposta negativa: nonostante l’incontro fosse stata molto pubblicizzato, erano presenti Agolli e Carnazzola, il consigliere d’opposizione ‘grillino’ Andrea Tosone, i 7 capi contrada e una manciata di arlunesi pronti a rimboccarsi le maniche. Purtroppo “tra la costruzione dei carri allegorici che sfilano prima della staffetta e la gestione della manifestazione il lavoro è tanto”, hanno confessato i capi contrada. Il problema è proprio il passaggio del testimone: “Siamo stanchi di doverci sobbarcare l’intera organizzazione, pur amando questi colori”. Agolli, al termine dell’assemblea, non ha potuto far altro che prorogare la decisione di annullare il Palio di due settimane.
Addio Palio
A fine luglio, il sindaco e Adriana Carnazzola, in qualità di assessore alla cultura, insieme ai capi contrada, sono stati costretti a diramare un comunicato con il quale veniva chiusa la tradizione del Palio delle Contrade arlunesi. Forse un autogol per gli attuali amministratori, ma anche una coraggiosa forma di rispetto per la dignità di una manifestazione in declino. L’assessore Carnazzola, storica “voce del Palio”, come ama ricordare con nostalgia, non ha nascosto il profondo sconforto. Del resto la competizione arlunese non gode di antiche radici, come è per il vicino Palio di Legnano, per non parlare di quello di Siena. I costi di gestione dei carri e la carenza di spazi necessari alla loro costruzione sono dettagli se a mancare, però, sono gli arlunesi. Al di là del pessimismo del primo cittadino, nulla vieta che nel 2018 la marcia verso la sognata 50^ edizione possa riprendere. I capi contrada, attorno ai quali rivitalizzare quella partecipazione necessaria alla realizzazione della manifestazione, restano pronti; pronti ad accogliere le tanto attese nuove generazioni che però, probabilmente, oggi guardano a ben altri confini rispetto a quelli dei vicoli arlunesi. Paesi come Arluno vengono vissuti meno di un tempo dai propri abitanti più giovani, che studiano, trovano lavoro o occasioni per trascorrere il tempo libero altrove. Nel 2019 si tornerà al voto e magari la rinascita del Palio potrebbe trovare spazio in qualche programma elettorale. Oppure proprio grazie alle nuove generazioni nascerà qualcosa di nuovo: come avvenne la terza domenica di quel settembre 1970.
