La mostra ha l’obiettivo di combattere gli stereotipi legati alla violenza di genere.
3 NOVEMBRE 2018
VITTUONE (MILANO) – “Com’eri vestita quando ti hanno stuprata?”: è questa la domanda che troppo spesso viene rivolta alle donne che hanno subito una violenza sessuale, presupponendo il pregiudizio che, se avesse indossato abiti meno succinti o meno sexy, non le sarebbe successo nulla.
La mostra di ‘Libere sinergie’
Per sconfiggere l’idea che eliminando alcuni indumenti dagli armadi si possa eliminare anche la violenza sessuale, l’associazione ‘Libere Sinergie’, in collaborazione con la lista civica di minoranza ‘Viviamo Vittuone’ e l’associazione ‘Ceramichevole’, ha organizzato a Vittuone, il 19-20-21 ottobre, presso la villa Resta-Mari, la mostra-installazione ‘Com’eri vestita?’: appesi alle pareti gli abiti che rappresentano in maniera fedele l’abbigliamento indossato, nel momento dello stupro, dalle protagoniste delle 17 storie di violenza raccontate nella mostra.
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Il progetto
‘What were you wearing?’ parte da un progetto ideato e realizzato nel 2013 da Jen Brockman, direttore del Ku’s Sexual Assault Prevention and Education Center e dalla dottoressa Mary Wyandt-Hiebert. Con la collaborazione dell’Università del Kansas è nata l’idea di allestire una mostra che desse una nuova consapevolezza circa il tema degli abusi sessuali e contemporaneamente combattere il victim-blaming (la colpevolizzazione della vittima). Gli abiti appesi sono quelli che, tutte le donne, possono ritrovare nel loro armadio: un tubino nero, un vestito a fiori, un pigiama pesante, una tuta, un tailleur, una giacca. Ed è proprio questo l’obiettivo della mostra: indurre le visitatrici a pensare “Caspita, ho questi indumenti nel mio armadio”, oppure “Ero vestita così l’altro giorno” e sviluppare una maggior conoscenza del fenomeno e degli stereotipi che lo giustificano.
I dati sulle violenze contro le donne
E mentre i dati su rapine e furti calano notevolmente, così come calano gli sbarchi dei migranti (avvertiti però come unica vera emergenza nel nostro Paese), gli unici numeri che crescono, nel rapporto del Viminale di agosto, sono quelli relativi alla violenza sulle donne. Aumentano, infatti, gli ammonimenti e gli allontanamenti, soprattutto per violenza domestica. In Lombardia, poi, stando ai dati forniti dai centri antiviolenza, la violenza sessuale e domestica registra un aumento del 5% rispetto ai primi sei mesi del 2017. Da gennaio a oggi sono state 7.213 le donne che hanno avuto un primo contatto con i centri antiviolenza della Regione contro le 5.892 in tutto il 2017. Le ‘finte’ emergenze stanno togliendo spazio, attenzione e risorse a quella vera: la violenza di genere.