Comune per comune, ecco cosa pensano i nostri sindaci sul decreto Cirinnà e, in generale, sui diritti civili. Alcuni hanno argomentato, altri si sono limitati a dire ‘sì’ o ‘no’, altri ancora non hanno voluto rispondere, forse perché non hanno idee
28 FEBBRAIO 2016
ALTOMILANESE – I sindaci del territorio rispondono alle nostre domande sui cosiddetti diritti civili, e in particolare sulle coppie di fatto, sui matrimoni gay, sulle adozioni per le coppie omosessuali e sull’utero in affitto.

Il conservatore e il progressista
Le loro posizioni spaziano da chi (come ad esempio Osvaldo Chiaramonte di Bernate, Antonio Balzarotti di Corbetta e Pierangelo Paganini di Dairago) è nettamente contrario a tutto, persino alle unioni civili, fino a chi è favorevole a tutto, anche all’utero in affitto, come Roberto Colombo di Canegrate, che incarna le posizioni più laiche e liberali.
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I dubbi sull’utero in affitto
Poi ci sono le posizioni intermedie: con varie sfumature tutti o quasi sono favorevoli a una norma che regoli le unioni civili (le cosiddette coppie di fatto) mentre sui matrimoni omosessuali e sulle adozioni alle coppie dello stesso sesso i contrari sopravanzano i favorevoli, pur con molti distinguo, soprattutto nel caso della stepchild adoption. Quasi tutti contrari invece, con le eccezioni, oltre che di Colombo, di Filippo Fusè a Mesero e di Pierluca Oldani a Casorezzo (peraltro con alcune importanti riserve sulle modalità pratiche e sulle implicazioni etiche) sul cosiddetto utero in affitto.
Quelli che non rispondono
Due sindaci, Mariangela Misci di Robecchetto e Marino Venegoni di Ossona, non hanno voluto rispondere alle nostre domande. Scelta lecita, ci mancherebbe altro, ma che denota un curioso modo di rapportarsi con la stampa, soprattutto quella che non si limita a mettere in pagina i comunicati stampa dell’amministrazione comunale ma, magari, esprime qualche critica sul loro operato. Ma tant’è: ce ne faremo una ragione.