Maxi-operazione dei Carabinieri di Varese: da un incontro segreto tra un esponente della mafia siciliana e un pluri-pregiudicato calabrese (che poi sarà ucciso) i militari risalgono a un traffico di droga milionario, gestito da criminali ‘attrezzati’ che parlavano in codice e che per anni sono sfuggiti alla legge
12 LUGLIO 2016
BUSTO ARSIZIO (VARESE) – Un incontro segreto a Busto Arsizio ha dato il via a un’operazione antidroga che ha portato in carcere 13 persone (altre quattro sono finite agli arresti domiciliari) che gestivano una grossa organizzazione dedita allo spaccio di droga nell’Altomilanese, in particolare a Busto Arsizio, Gallarate e Legnano. Tutto è cominciato nel novembre del 2013, quando gli uomini in borghese del Nucleo investigativo dei Carabinieri di Varese hanno assistito alla periferia di Busto Arsizio all’incontro tra un siciliano di Gela, vicino agli ambienti mafiosi della Stidda, e un pluripregiudicato calabrese, poi ritrovato morto a colpi d’arma da fuoco il 28 marzo 2015 nelle campagne di Isola Capo Rizzuto, vicino a Crotone.
Tre anni di indagini
Gli investigatori hanno capito subito di avere messo gli occhi su due elementi di spicco della criminalità organizzata che gestisce il traffico e lo spaccio di droga nel nord-ovest della Lombardia ma per portare a termine l’operazione ci sono voluti quasi 3 anni. La cosa più difficile è stato decriptare il linguaggio cifrato degli spacciatori, una banda composta da italiani e marocchini, che chiamavano l’hashish ‘super’, ‘lavazza’, ‘birre’, e, se di ottima qualità, ‘telecomando’. Una volta capito il trucco, i Carabinieri hanno poi scoperto che gli spacciatori su cui avevano incentrato le loro ricerche, seppur legati a realtà criminali di diverse provenienze geografiche, in Lombardia erano considerati elementi di spicco nel mondo della droga. Durante l’indagine, spiegano i carabinieri del comando provinciale di Varese, tra i vari componenti del gruppo “è emerso il superamento del concetto di ‘predominio territoriale’ e dell’apparente distanza del luogo di origine dell’organizzazione di appartenenza”. In ballo c’era una sorta di “alleanza per meglio garantirsi ingenti introiti dallo spaccio di sostanze stupefacenti” nel nord-ovest lombardo.
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120.000 euro al mese di droga
In particolare l’indagine si è concentrata sugli importatori: per far arrivare nel nord Italia quelli che venivano chiamati in modo criptico ‘pacchi’, ovvero confezioni da 30 chili circa di hashish, si avvalevano di fornitori marocchini che compravano la merce dal Nord Africa e dalla Spagna. Gli acquirenti finali, invece, acquistavano cospicui chili di droga per poi rivenderla sul territorio in quantità più ridotte. La banda gestiva un volume di affari da 120 mila euro al mese e coinvolgeva attivamente 50 persone, tra cui i destinatari delle misure di custodia cautelare odierne emesse dal tribunale di Busto Arsizio, 7 in carcere e 4 ai domiciliari, e 6 le persone finite in manette in flagranza nel corso dell’indagine durante appostamenti e servizi di osservazione.