A Bareggio, nel Milanese, Pd fuori dal ballottaggio per 27 voti. Gli elettori sceglieranno tra 2 liste di centrodestra, che però sono molto diverse tra loro. M5S non decolla. Le civiche raccolgono quasi il 50% dei voti

12 GIUGNO 2018

di Ersilio Mattioni

BAREGGIO (MILANO) – Sono mancati 27 voti al sindaco uscente Giancarlo Lonati (sostenuto dal Pd e dalla civica ‘Io Amo Bareggio’) per accedere al ballottaggio. Sono 27 voti pesantissimi, perché consegnano la città, in ogni caso, al centrodestra. Quale tipo di centrodestra, ovviamente, lo decideranno i bareggesi domenica 24 giugno, quando al ballottaggio saranno chiamati a scegliere tra Linda Colombo (candidato sindaco di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia, più la civica ‘Noi di Bareggio’) ed Ermes Garavaglia, il volto moderato del centrodestra, colui che ha rinunciato ai simboli di partito per proporsi come candidato sindaco civico, benché di area.

Garavaglia e la scelta vincente

Se Colombo ha preferito la solidità dei simboli, Garavaglia ha coraggiosamente sfidato lo ‘spirito del tempo’, costruendo attorno a sé un consenso frutto del radicamento territoriale e della popolarità dei candidati delle sue due liste (‘Bareggio nel cuore’ e ‘Gente di Bareggio’). Alla fine è stato premiato, anche in virtù di una bellissima e faticosa campagna elettorale, durante la quale il candidato sindaco ha brillato per presenzialismo e per capacità di ascolto.

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Colombo e il crollo di Forza Italia

Il candidato sindaco del centrodestra ufficiale, per la verità, ha fatto ampiamente il suo dovere, perché la Lega (di cui Colombo è segretario cittadino) si afferma come primo partito con il 20,93%. A deludere, mettendo a rischio la vittoria al ballottaggio, sono gli stati gli altri, sia Fratelli d’Italia (che hanno conquistato l’1,18%, equivalente a 75 voti) sia soprattutto Forza Italia, che ha ottenuto un misero 2,87% (181 voti). I ‘berlusconiani, del resto, hanno presenato una lista per certi aspetti imbarazzante, dovendo ricorrere a nomi di non residenti per completare la squadra, segno che il partito di Silvio Berlusconi, da queste parti, è al collasso.

Lo spostamento di voti

A tutto ciò si aggiunga un particolare non indifferente: sia il sindaco di Corbetta, Marco Ballarini (coordinatore di zona per FI), sia il censigliere regionale Luca Del Gobbo hanno tifato apertamente per Garavaglia. Due sponsor pesanti, che hanno indebilito la coalizione di Colombo, unitamente alla spaccatura di Fratelli d’Italia, i cui esponenti più conosciuti hanno aderito al progetto di un centrodestra civico. Insomma, Garavaglia ha fatto politica. E oggi raccoglie i frutti di un lavoro lungo, paziente, ordinato.

Lonati e le mancate alleanze

Volendo svolgere un’analisi intellettualmente onestà, il risultato di Lonati e del ‘suo’ Pd non è stato affatto male: in tempi difficili (di crisi profonda per i ‘dem’ e di vento in poppa per la Lega) quel 17,98% è più lusinghiero. A indebolire il centrosinistra, piuttosto, sono state le mancate alleanze e la scarsa capacità di tesserle, perdendo nel corso degli anni pezzi importanti di maggioranza (con Enrico Montani) e non riuscendo a recuperarne altri (come la sinistra radicale). Quando si resta fuori dal ballottaggio per 27 voti, sinifica che sarebbe bastata un’altra lista (civica e meno) dentro la coalizione per andare al secondo turno con ottime chance di raccogliere il resto.

Ravasi e il solito problema ‘local’ del M5S

Non c’è nulla da fare: il Movimento 5 Stelle, nel ‘locale’, non decolla. Il 10% del candidato sindaco Flavio Ravasi basta per un posto in consiglio comunale, ma i ‘grillini’ restano lontanissimi dalla vera competizione. Bareggio non è un caso isolato: è così un po’ ovunque, al nette delle eccezioni. Una, per esempio, fu Sedriano. Ma alle elezioni del 2015, dopo il commissariamento a seguito dello scioglimento per mafia, il Movimento 5 Stelle si presentò con una classe dirigente, un gruppo che aveva lavorato per anni e che si era già guadagnato visibilità e apprezzamento. Per questo vinse, seppur di pochissimo.

Gibillini e il suo consenso ‘storico’

Di assoluto rilievo il risultato di Monica Gibillini: un bellissimo 9,42%. Il dato vale ancora di più, se si pensa che Gibillini (già sindaco dal 2008 al 2012) poteva contare soltanto sulla sua lista civica (‘Bareggio 2013’), lista che molti osservatori hanno giudicato ‘corta’ e ‘leggera’. Se questo è vero, significa che quella percentuale è frutto unicamente della stima per il candidato sindaco, che nell’arco di 5 anni ha in pratica mantenuto i suoi elettori.

Montani e la corsa solitaria

Poteva essere travolto da una corsa solitaria. Invece Enrico Montani (cabdidato sindaco di ‘Voi con Noi’ senza altre alleanze) ha dimostrato di non essere residuale nel sistema politico bareggese, agguantando un 7,56%. Percentuale che potrebbe garantirgli un posto in consiglio comunale, ma solo se a vincere il ballottaggio sarà Colombo. Va tuttavia sottolineato che alle elezioni comunali del 2013 le liste a sostegno di Montani totalizzarono il 14%. Al di là di questo, è certo che se Montani e Lonati non avessero irrimediabilmente litigato, oggi racconteremmo un’altra storia.

Ribaga e il futuro della sinistra

Diciamola tutta: il 3,75% a Patrizia Ribaga (candidato sindaco della civica ‘Sinistra in Movimento’) non è affatto male. Basti pensare che la sinistra radicale vale più di Forza Italia. Ma il punto è un altro: a cosa serve questo consenso? A poco. Ribaga resta fuori dal consiglio comunale e al ballottaggio i suoi elettori – se vorranno andare a votare, cosa di cui dubitiamo – saranno costretti a scegliere tra due liste di centrodestra. L’alleanza col Pd era impossibile? Forse. Però in politica, ogni tanto, se si vuole incidere anche solo un pochino, sarebbe utile cercare di non diventare residuali né di limitarsi alla seppur importante ‘testimonianza’.

Alleanze strategiche, rebus, incognite

Da ieri, in vista del ballottaggio el 24 giugno, si è aperta un’altra partita. La sensazione è che Colombo abbia fatto il pieno di voti e che, per diventare sindaco, abbia bisogno del sostegno di altre liste. Già, ma chi? Un possibile alleato è Montani, ma è probabile che, unendosi al centrodestra, perderebbe circa la metà degli elettori. La Lega potrebbe guardare anche dalle parti di Gibillini, restia nell’identificarsi coi simboli di partito ma sufficientemente realista per sapere che la politica significa, anche, contare. Per Gibillini, comunque, il problema di chi appoggiare non si pone, perché potrebbe decidere di sostenere Colombo oppure di lasciare libertà di voto, ma di sicuro non sosterrà Garavaglia per vie di alcune vecchie ruggini del passato. Non sembra però un dettaglio indifferente, nella complessa logica del ballottaggio, l’evidente vantaggio di Garavaglia, che da un lato pare intenzionato a non stringere alleanze – almeno non in maniera ufficiale – ma dall’altro ha la possibilità di dialogare con tutti o quasi. Per esempio con il Pd, che potrebbe ritenere una soluzione più accettabile la vittoria di un centrodestra moderato, piuttosto che quella della Lega. Da ultimo, il Movimento 5 Stelle: Ravasi, nel corso del dibattito organizzato da Libera Stampa l’Altomilanese, disse che ‘grillini’ sarebbero stati pronti a firmare “un contratto di governo per Bareggio”. Sono ancora pronti a farlo? E se sì, con chi?