La coalizione “più a sinistra del Pd” sembra tutto meno che un partito unito, nel quale anche la leadership è debole: in Liberi e Uguali, tra Grasso e D’Alema, chi comanda davvero?
9 FEBBRAIO 2018
ROMA – “Chi vota per Liberi e Uguali vota per il centrodestra”, aveva detto poche settimane fa il segretario del Partito Democratico, Matteo Renzi. E forse Renzi, questa volta, tutti i torti non ha. Mettere sullo stesso piano Matteo Salvini o Silvio Berlusconi e Pietro Grasso è probabilmente una forzatura, ma di certo ogni voto conquistato dai dalemiani, dai bersaniani, dai boldriniani – e chi più ne ha più ne metta – è di certo un voto perso dal Pd. Un voto perso non tanto per la bravura degli avversari, ma per l’incapacità dimostrata in questi anni dai ‘dem’. Che Renzi se ne faccia una ragione.
Ma chi comanda davvero?
C’è qualcosa, però, che nemmeno in Liberi e Uguali convince a pieno. Ad esempio: chi è il vero leader di questo battaglione di uomini di sinistra? Ufficialmente Pietro Grasso, uno che di sinistra non lo è mai stato. Basti pensare che la carriera dell’ex magistrato, Procuratore della Repubblica e capo della Direzione nazionale antimafia palermitano, ad esempio, ottenne la sua svolta più significativa nel 2005, proprio grazie all’uomo meno di sinistra presente sull’italico suolo: Silvio Berlusconi. Una legge ‘ad personam’ (o meglio ‘contra personam’) dell’ex Cavaliere, vietò infatti a Gian Carlo Caselli di essere nominato Procuratore nazionale antimafia per sopraggiunti limiti di età, perché reo di aver intrapreso delle indagini sui rapporti tra mafia e politica (indigesti al Caimano di Arcore), spianando così la strada a Grasso. Lo stesso Grasso, inoltre, ha dato più volte riprova di non condividere certe battaglie della ‘vera’ sinistra, soprattutto in campo giudiziario, mantenendo fin troppa cautela nei confronti dei processi sulla trattativa Stato-mafia, e nei confronti di Marcello Dell’Utri e Giulio Andreotti. Quindi, se accantoniamo per un attimo Pietro Grasso, la cui leadership “è stata creata a tavolino”, come dichiarato dal collega dell’ex magistrato palermitano, Antonio Ingroia, rimane soltanto una figura dotata del carisma e della competenza necessarie per tenere le redini in un partito di sinistra come Leu: Massimo D’Alema.
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La leadership di D’Alema
Secondo i più, dunque, sarebbe proprio il 69enne ex presidente del Consiglio dei ministri a governare la coalizione formata da Mdp – Articolo Uno, Sinistra Ecologia Libertà e Possibile. Se così fosse, gli elettori che cercano qualcosa “più a sinistra del Pd” possono stare tranquilli: a guidare Leu c’è un vero uomo di sinistra. D’Alema è stato infatti l’unico capo del governo italiano proveniente dall’ex Partito Comunista, oltre che due volte vicepresidente dell’Internazionale Socialista, negli anni 1996-1999 e 2003-2012. Un curriculum di tutto rispetto, dunque, che fa di Massimo D’Alema un vero fuoriclasse della politica nostrana; un vero uomo di palazzo. Insomma, un curriculum sicuramente migliore di quello di Grasso, che nella sua carriera può vantare un solo ruolo politico di spessore, quello di Presidente del Senato, dapprima nelle file del Pd, salvo poi ‘redimersi’ della scelta, scegliendo così di uscire dal partito di Renzi per confluire nello schieramento degli ‘antirenziani’.
I sondaggi
Forse queste sono soltanto supposizioni di chi scrive, ma sta di fatto che il ‘gioco delle parti’ messo in atto da Grasso e D’Alema poco giova alla coalizione. Secondo gli ultimi sondaggi, infatti, Liberi e Uguali sarebbe in caduta libera: il partito è stimato tra il 5,4 (dati Emg) e il 5,7 per cento (Tecnè), ben lontano dal picco dell’oltre 7 per cento toccato il 3 dicembre scorso, data di presentazione della coalizione o dalla consolidata media del 6 per cento mantenuta nelle scorse settimane. Alla fine, comunque, le sorti di Liberi e Uguali e il risultato alle prossime elezioni politiche sono nelle mani di due uomini soli al comando: uno sedicente di sinistra e uno davvero di sinistra. Insomma, basterebbe un terzo elemento per avere l’inizio di una simpaticissima barzelletta. Lo spettacolo è assicurato: da qui al 4 marzo ne vedremo delle belle.