Di giorno si combattono a suon di accuse; di notte si mettono d’accordo per il ‘governissimo’. Però questo, Matteo Renzi e Silvio Berlusconi, non lo dicono

12 FEBBRAIO 2018

di Ersilio Mattioni

ROMA – Sui giornali, in tv e in piazza si fanno la guerra, ma Silvio Berlusconi e Matteo Renzi, in realtà, vanno d’amore e d’accordo. Sia perché si piacciono sia perché sanno che, dopo il voto del 4 marzo, è fortemente probabile che governeranno l’Italia assieme. Per la verità, a parte i cittadini italiani che ancora credono ai vari leader di partito, lo sanno tutti: se nessuna coalizione (cosa più che possibile) raggiungerà la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento, allora sarà giocoforza formare il cosiddetto governo di larghe intese.

La storia si ripete

La situazione è identica al 2013, quando il Pd vinse ma, senza numeri al Senato, dovette alla fine accettare un esecutivo sostenuto anche da Forza Italia. Stavolta accadrà lo stesso. Lega e Fratelli d’Italia si chiameranno fuori dal ‘pastrocchio’, lo stesso farà il Movimento 5 Stelle e forse anche Liberi e Uguali. Rimarranno loro due, Renzi e Berlusconi, a cercare di convincere gli italiani che non si può tornare al voto dopo tre mesi e che una soluzione per governare la nazione va trovata. Il che, in tutta onestà, è anche ragionevole, perchè un Paese in perenne campagna elettorale non combina mai nulla di buono.

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Il grande illusionista

Il punto però è un altro: perché illudere gli elettori, mandando in scena una battaglia inesistente tra coalizioni e leader politici, con tanto di programmi, proposte e proclami? Tanto, dal 5 marzo in poi, si aprirà uno scenario che azzererà tutto e che metterà le forze politiche di fronte a una scelta di campo: entrare nel ‘governissimo’ o stare all’opposizione.

Premier cercasi

Renzi e Berlusconi, allora, si portano avanti. Punto primo: chi sarà il Presidente del Consiglio? Nessuno dei candidati che vediamo oggi sui manifesti. A guidare il governo Pd-Forza Italia potrebbe essere una personalità esterna (circola il nome di Mario Draghi, ma è difficile che il capo della Bce lascio un prestigiosissimo incarico per presiedere un esecutivo dalla durata incerta) oppure un esponente del Pd o di Forza Italia che non sia troppo divisivo, come l’attuale premier Paolo Gentiloni o l’attuale presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani. Punto secondo: i misteri saranno tecnici oppure politici? Un po’ e un po’, si discute. Punto terzo, il più importante: quanto dovrà durare questo governo di larghe intese? Almeno un paio d’anni.

Il partito della nazione

Però se desse risultati sul fronte economico e occupazionale, incontrando così il favore popolare, allora potrebbe arrivare al termine delle legislatura, ovvero al 2023. E poi, liberi tutti? In realtà, l’asse Pd-Forza Italia potrebbe avere un futuro radioso, smettendo di essere emergenziale e diventando stabile con la nascita del ‘Partito della Nazione’. Fantascienza? Forse, ma oggi il problema principale delle due forze politiche di riferimento, a destra e a sinistra, sembra solo uno: neutralizzare il ‘pericolo’ Movimento 5 Stelle. E visto che i numeri sono risicati, l’unica soluzione è un’alleanza, quella del sistema contro chi lo vorrebbe distruggere.