Stimato medico con la passione per la politica, Bocca è conosciuto come l’esponente più autorevole della Lega ad Arconate. Le sue parole pesano: “Non scelgo i simboli, ma la qualità delle persone e dei programmi”

16 MAGGIO 2019

di Redazione

ARCONATE (MILANO) – Stimato medico con una forte passione per la politica, Pietro Bocca negli anni ‘80 fondò il ‘Gruppo di opinione laica’. Ad Arconate c’erano i partiti e lui, da liberale, si sentiva come “un vaso di coccio in mezzo ai vasi d’acciaio”. Ma ammette: “Era divertente. Alle ideologie abbiamo sempre cercato di contrapporre la concretezza dei programmi”. Negli anni ‘90 si iscrive alla Lega, quando metterci la faccia non era così semplice: “Ci davano dei barbari, dei beceri. In realtà, il sistema politico era marcio e infatti scoppiò ‘Tangentopoli’. La storia ci diede ragione. Ma le battaglie per l’autonomia sono ancora valide. Nel 2017 ho votato ‘sì’ al referendum lombardo e spero che si possa fare qualche significativo passo in avanti”.

Dottor Bocca, nel 2017 votò ‘sì’ al referendum sull’autonomia, nel 2018 votò la Lega alle Politiche e nel 2019, alle elezioni comunali di Arconate, chi voterà?

“Non ho dubbi. Voterò ‘Cambiamo Arconate’, voterò Sergio Calloni. Ho valutato attentamente il suo programma e la sua squadra. E ho riscontrato concretezza e fattibilità, cioè le cose più importanti per amministrare”.

Sostieni la Libera Informazione


Sul nostro giornale on line trovi l’informazione libera e coraggiosa, perché noi non abbiamo padroni e non riceviamo finanziamenti pubblici. Da sempre, viviamo soltanto grazie ai nostri lettori e ai nostri inserzionisti. Noi vi offriamo un’informazione libera e gratuita. Voi, se potete, dateci un piccolo aiuto.

Però il simbolo della Lega è sull’altra lista, quella ispirata dall’ex sindaco Mario Mantovani. Quanto peseranno sul voto degli arconatesi i loghi dei partiti?

“Poco. In un paese contano le persone, le loro idee e la loro credibilità. Oggi Mantovani è in grande difficoltà: non può candidarsi in prima persona e allora cerca di sfruttare i simboli dei partiti. Personalmente, la trovo una cosa fastidiosa”.

Cosa l’ha convinta di più del programma elettorale di ‘Cambiamo Arconate’?

“La sezione che riguarda il recupero urbanistico delle aree dismesse: il Bustese, l’Italdenim e l’ecomostro di via Gallarate non possono continuare a restare nel degrado. Servono scelte politiche precise e coraggiose. Quando Mantovani era sindaco, mi sentivo dire da persone ‘Ah, tu vivi nel paese delle feste’. Ecco, non voglio più sentire questa frase. Qualche rosa in meno e qualche decisione urbanistica in più. Arconate ha bisogno di sostanza. E Sergio Calloni è la persona giusta: promette solo ciò che poi, nel concreto, può essere realizzato”.

E cosa, invece, non l’ha convinta del programma della lista Mantovani?

“Molto confuso e troppo generico. Pensano di vincere solo perché hanno i simboli dei partiti, ma la maggioranza degli elettori saprà valutare”.

Come finiranno queste elezioni?

“Se dovessi fare un pronostico, direi che potrebbe finire 60% a 40% per ‘Cambiamo Arconate’. Questa è la mia sensazione”.

Insomma, mettere i simboli non serve a niente?

“No, certo che serve. Infatti sposterà un po’ di voti. Senza i simboli il distacco sarebbe molto maggiore”.

Com’è cambiata la politica, anche ad Arconate, negli ultimi 20 anni?

“C’erano i partiti, quindi le ideologie. Le appartenenze erano più forti e ognuno si collocava con più facilità. Poi, dopo ‘Mani pulite’, c’è stato un proliferare di liste civiche. A volte, dietro, ci sono i partiti mascherati; a volte no”.

E ‘Cambiamo Arconate’ com’è?

“Questo mi è molto piaciuto. E’ una lista civica vera. Non mette i simboli perché non è legata a nessun partito. E’ la migliore garanzia di libertà”