Un’altra condanna, stavolta in Appello, per il capo della ‘ndrangheta dell’Altomilanese, per il suo braccio destro e per l’uomo che vendeva ai politici i voti delle cosche. Stavolta l’accusa è “estorsione aggravata dal metodo mafioso”. Coinvolti, nella veste ora di complici ora di vittime, imprenditori del territorio

21 DICEMBRE 2016

di Redazione

MILANO – Inchiesta ‘Grillo Parlante 2’: la Corte d’Appello di Milano ha condannato anche in secondo grado il boss’ della ‘ndrangheta Sabatino di Grillo (residente a Cuggiono, nel Milanese) a 5 anni di carcere, che si sommano ai 10 anni e 10 mesi già inflitti al capomafia l’anno scorso in Appello, nell’ambito di un altro procedimento. Anche il braccio destro di Di Grillo, Vincenzo Evolo, è stato condannato a 6 anni di carcere, come per il ‘boss’ Eugenio Costantino (4 anni di reclusione), anche quest’ultimo vanta un’altra pesante condanna in primo grado a 16 anni di carcere per sequestro di persona, con l’aggravante del metodo mafioso.

L’inchiesta

I fatti contestati nell’ambito del processo ‘Grillo Parlante 2’, scaturito dopo la maxi-operazione del 18 dicembre 2013 che portò all’arresto di 23 persone, sono tutti legati a episodi di ricatti: il capo di imputazione per Costantino, Di Grillo ed Evolo è estorsione aggravata dall’utilizzo del metodo mafioso, e tutti e tre hanno ricevuto la seconda condanna. Le vittime che hanno subito i ricatti o beneficiato del recupero crediti forzoso eseguito da boss e picciotti sono tutti imprenditori dell’Altomilanese: da Arluno a Cuggiono, da Marcallo a Busto Garolfo, passando per Magnago, Boffalora e Bernate. Evolo e Di Grillo vengono ritenuti dalla magistratura i vertici di un sodalizio criminale che ha “ricreato in tutto il territorio del Magentino il tessuto criminale della Locride calabrese”. Costantino, Di Grillo ed Evolo, dopo le condanne in Appello, potranno presentare ricorso in Cassazione, l’ultima spiaggia per dimostrare la loro innocenza.

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Il processo in corso

Costantino, inoltre, sta aspettando la sentenza nel processo ‘Grillo Parlante 1’, che nell’ottobre 2011 portò all’arresto dell’ex assessore regionale Domenico Zambetti e dell’allora sindaco di Sedriano, Alfredo Celeste, cui lo scioglimento per infiltrazioni mafiose del medesimo comune nell’ottobre 2013. In questo procedimento, il ‘boss’ Costantino, che aveva residenza a Marcallo con Casone, è accusato di essere stato il procacciatore di voti per Zambetti e Celeste, rispettivamente alle Regionali 2010 e alle Comunali 2009 a Sedriano.