Guerra tra narcos della droga nell’Altomilanese. Tutto comincia nelle Cave di Casorezzo e Busto Garolfo, culminando con gli omicidi prima di Rescaldina e poi di Vanzaghello. All’origine un furto da 30.000 euro, proventi dello spaccio
ALTOMILANESE – Una faida tra bande per il controllo della droga, che comincia nelle Cave di Casorezzo e Busto Garolfo, passa per l’omicidio di Rescaldina e finisce il delitto di Vanzaghello. Una guerra tra narcos nell’Altomilanese che sta insanguinando il territorio e che avrebbe come scintilla un furto da 80.000 euro, proventi dello spaccio.
Il delitto di Vanzaghello
Poco dopo le 6 del mattino di sabato 7 maggio un camionista nota un corpo in una piazzola di sosta della strada statale 336 e chiama i soccorsi. I primi ad arrivare sono gli agenti della Polstrada di Magenta, che si trovano davanti uno spettacolo atroce: un giovane nordafricano sui 30 anni giace a terra, a torso nudo, con le gambe fratturate, i lividi su tutto il corpo, il volto tumefatto e segni di una bruciatura di sigaretta sul volto.
Le indagini
Ai colleghi di Magenta si uniscono quelli di Varese e la Procura di Busto Arsizio apre un’inchiesta. A indagare è il Pubblico ministero Susanna Molteniassieme al procuratore capo di Busto Arsizio, Carlo Nocerino. I primi rilievi portano a ritenere che il giovane sia stato investito da un’auto e poi torturato con un mozzicone di sigaretta. Di sicuro è stato pestato a sangue, fino alla morte. Sul posto arrivano anche i Carabinieri della Compagnia di Legnano.
Il riconoscimento
La Procura pubblica le foto dei tatuaggi sul corpo del nordafricano, nella speranza che qualcuno si faccia avanti e dia un nome e un cognome al cadavere. Cosa che avverrebbe ieri, domenica 15 maggio, quando un uomo denuncia la scomparsa del figlio ai Carabinieri di Corsico. E dalla descrizione si tratterebbe proprio del ragazzo ucciso: 34 anni, di origine marocchina.
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Guerra tra narcos
I magistrati, però, iniziano a ricostruire le situazioni e il contesto nel quale sarebbe maturato il terribile omicidio: una sorta di guerra tra narcos, tra bande rivali dello spaccio, che sta lasciando sul campo un’impressionante scia di morti.
L’omicidio di Rescaldina
Il delitto del nordafricano senza nome è quasi certamente legato all’uccisione di Bouda Ouadia, il ragazzo di 24 anni freddato con un colpo di pistola alla nuca lo scorso 2 aprile nel bosco del Rugareto, a Rescaldina. Per leggere correttamente gli eventi, però, bisogna tornare indietro e cambiare scena.
Le Cave di Casorezzo e Busto Garolfo
Nei boschi del Parco del Roccolo, attorno alle Cave di Casorezzo e Busto Garolfo, da anni si svolge una fiorente attività di spaccio. Ed è proprio Bouda Oudia, prima di essere ucciso a Rescaldina, a gestire e comandare su quella piazza. Detta le regole e coordina gli scambi di stupefacenti, nell’ambito di una vera e propria divisione della mappa dello spaccio.
Lo sgarro
Poi un giorno, senza chiedere il permesso agli altri ‘capi’ della zona, Oudia invade una delle piazze del bosco del Rugareto, pestando i piedi ai narcos locali. Questo affronto gli sarà fatale, perché nel momento in cui sbarca a Rescaldina si innesca la sanguinaria catena di eventi: altri pusher della zona, evidentemente infastiditi da un estraneo su piazza, pianificano la vendetta.
La vendetta dei narcos
Questa sorta di ‘invasione di campo’ farebbe scattare la vendetta, che culmina con l’omicidio di Rescaldina ai danni di Oudia. Ma a questo punto i colleghi dello spacciatore freddato a bruciapelo si approprierebbero di 30.000 euro di droga ai danni dei rivali. Un gesto che non può restare impunito. Tanto che l’autore del furto verrebbe picchiato a sangue, ammazzato e abbandonato nel bel mezzo della superstrada. Continuando una scia di sangue e di morte che non accenna a fermarsi, con una guerra tra narcos che sta terrorizzando l’Altomilanese.