Gli studi medici sono tutti concordi: l’inceneritore Accam prova danni permanenti alla salute e all’ambiente. E’ un forno di vecchia generazione, che soltanto un pazzo potrebbe tenere aperto. Ma se lo chiedete al sindaco di Busto Arsizio, vi sentirete rispondere in politichese con le solite scuse, che si susseguono da un decennio. Intanto i cittadini dei comuni limitrofi respirano i veleni dell’impianto bustocco, furbescamente costruito ai confini della città

16 OTTOBRE 2016

di Deborah Alì

BUSTO ARSIZIO (VARESE) – Dubbi sul destino di Accam e sulla salute dei cittadini. Secondo uno studio recentemente pubblicato, l’inceneritore causerebbe circa 20 ricoveri l’anno. E i sindaci dei comuni soci sono pronti all’abbandono. Nei prossimi giorni le amministrazioni comunali saranno chiamate a prendere importanti decisioni sul futuro dell’inceneritore, decisioni che non avranno ripercussioni solo sui bilanci comunali, ma soprattutto sulla salute dei cittadini e sulla salvaguardia del territorio a confine tra l’Altomilanese e il basso varesotto.

Lo studio sanitario

A tal proposito il sindaco di Dairago, Paola Rolfi, causa la vicinanza del suo comune con l’inceneritore, ha organizzato, insieme alle associazioni e ai movimenti che da anni si battono per la sua chiusura, l’incontro pubblico che si è svolto settimana scorsa presso il Salone Associazioni di Borsano (Busto Arsizio). Durante l’appuntamento sono stati illustrati e approfonditi i risultati dell’indagine sugli effetti sulla salute causati dall’inceneritore Accam. Secondo quanto emerso il mostro inceneritore causerebbe un ricovero ogni 1.000 abitanti. I dati sullo studio epidemiologico condotto dell’ATS Città Metropolitana di Milano (ex Asl) evidenziano un aumento di ricoveri legati a malattie cardiovascolari del 10 per cento per cause dovute all’esposizione agli ossidi di azoto e del 20 per cento per il biossido di zolfo. Dati considerati allarmanti dai Comuni, che non sono piaciuti.

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La rivolta dei sindaci

In brevissimo tempo i primi cittadini hanno scritto e diramato una lettera nella quale chiedono al loro collega di Busto Arsizio di chiudere l’inceneritore entro il 2017 pena l’abbandono della società. Per i primi cittadini di Buscate, Canegrate, Cardano al Campo, Castano Primo, Magnago, Olgiate Olona, Pogliano Milanese, Rescaldina, San Giorgio su Legnano, San Vittore Olona, Somma Lombardo e Vanzaghello non si devono considerare solo gli ulteriori investimenti e le tariffe fuori mercato che i cittadini dovranno pagare, ma anche le spese sanitarie che si eviteranno con la chiusura nel 2017. “I 20 casi all’anno di ricoveri nei comuni oggetto di indagine comportano una spesa certa annua di almeno mezzo milione di euro a carico della cittadinanza, tramite il Servizio Sanitario Nazionale, ai quali vanno sommate le spese sostenute direttamente dagli stessi cittadini – spiegano i sindaci nella loro lettera – Posticipare la chiusura di 5 anni comporta un ulteriore costo di almeno 3 milioni di euro che ricadono sui cittadini lombardi”.