L’ombra dei narcos albanesi dietro la violenza ai trans e le minacce ai clienti alla rotonda del Famila di Arluno, una delle piazze più gettonate per la prostituzione. Parlano i testimoni. Lo spaccio e le sfruttamento delle ragazze rumene, moldave e bulgare
3 FEBBRAIO 2020
ARLUNO (MILANO) – Botte, minacce, violenze ed estorsioni. E’ tutto ciò che le prostitute che stazionano nei pressi della rotonda del supermercato Famila di Arluno, nel Milanese, a pochi passi dal casello dell’autostrada Milano-Torino, devono subire quasi quotidianamente. Alcuni testimoni oculari, infatti, hanno assistito più di una volta a episodi violenti di questo genere, ai danni soprattutto di un gruppo di transessuali, ai quali gli aguzzini chiedono cospicue somme di denaro in cambio della libertà di poter esercitare in quella zona.
La testimonianza
L’ultimo episodio segnalato risale alla scorsa settimana, quando un arlunese – di rientro dal turno notturno al lavoro – ha visto un’auto accostata a lato della strada e degli uomini intenti a malmenare i trans. L’uomo riferisce inoltre di aver assistito, nelle settimane precedenti, a un inseguimento tra l’auto dei protettori e una pattuglia dei Carabinieri verso la zona industriale del paese. Episodio del tutto analogo a quello avvenuto poco prima di Natale, netta notte tra il 21 e il 22 dicembre scorso. In quel caso un cittadino arlunese, che ha assistito a un’aggressione con spray al peperoncino e spranga di ferro, ha avuto perfino il coraggio di pedinare l’auto (una Kia station wagon) con a bordo due aggressori di origine albanese. Non essendo riuscito a prendere il numero di targa e complice il ritardo nell’arrivo delle Forze dell’ordine, l’arlunese si è trovato a tu per tu con i due albanesi, che gli hanno intimato di farsi gli affari propri e di dover andare esclusivamente con le prostitute – albanesi e rumene – che stazionano sullo spiazzo dell’ex benzinaio all’angolo tra la Sp147 e via Don Sturzo.
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Il monopolio del mercato del sesso
L’ipotesi più accreditata è che il branco dell’Est voglia ottenere il monopolio del mercato del sesso di quella zona tramite estorsioni o, in alternativa, facendo perdere la clientela ai transessuali, per poi sostituirli con le loro ragazze. Una tesi avvalorata anche dalle testimonianze degli stessi trans, che al coraggioso cittadino intervenuto in loro difesa hanno confessato di subire quasi quotidianamente pestaggi e minacce simili ormai da diverse settimane.
Il precedente e lo spaccio di cocaina
Un modus operandi che ricorda quello utilizzato dagli otto membri del clan albanese originario di Lezhë (città di 29.000 abitanti nel Nord- Ovest dell’Albania), raggiunti a luglio da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Monza per traffico internazionale di droga e sfruttamento della prostituzione, proprio sulle strade arlunesi. Secondo le indagini della Squadra mobile di Milano, coordinata dal Pm Trianni, la banda di narcos – tutti di età compresa tra i 24 e i 38 anni – era in grado di importare in Italia carichi di 15-20 chili di cocaina, che viene poi venduta sulle principali piazze di spaccio della movida milanese. Il denaro della droga veniva riciclato in un altro business altrettanto illecito, ossia lo sfruttamento della prostituzione, costringendo le proprie compagne (7 giovani ragazze, di origine rumena, moldava e bulgara) a battere il marciapiede, dopo aver eliminato la concorrenza con la violenza e le minacce.