A Parabiago, in provincia di Milano, c’è un’area verde adiacente alla storica ‘Villa Corvini’. Il parco oggi è dotato di cancelli automatici e videosorveglianza, ma fino a pochi anni fa reganava il caos: traffico di droga, spacciatori, delinquenti da ogni dove. Pare ci fosse persino un ‘magazzino’ in cui poter conservare la marijuana
4 GENNAIO 2017
PARABIAGO (MILANO) – Tutti lo chiamano ‘il Corvini’, alla milanese. Oggi è uno spazio verde abbastanza ristrutturato e frequentato da tutti. Ma il parco di Villa Corvini ha in realtà un oscuro passato. E ce lo racconta un gruppo di parabiaghesi ‘doc’, i quali hanno assistito a scene di totale degrado.
Il mercato della droga
Siamo nel pieno degli anni ‘90, tra il 1996 e il 2002. Il parco che sorge di fronte alla storica dimora dei Corvini era un autentico letamaio. Il posto era frequentato soltanto da ragazzi che andavano in cerca di marijuana, sia naturale che trattata chimicamente. Gli spacciatori avevano dai 30 anni in su e possedevano un autentico traffico di droga. Se il cliente lo desiderava, poteva ordinare grosse quantità di droga per i giorni successivi o fissare addirittura un appuntamento per la settimana dopo. In caso di esigenze particolari, era anche possibile richiedere eroina, cocaina o pasticche di ecstasy.
‘Gioventù Bruciata’
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Se oggi la gente passeggia o va al parco per il gusto di farlo, all’epoca si andava al Corvini soltanto per la droga. L’aggregazione sociale andava di pari passo con la conta dei soldi per acquistare marijuana o sostanze più pesanti. E in questa strana vita sociale non mancavano nemmeno i malati dell’istituto Cerletti, che giravano indisturbati per l’area verde col preciso intento di consumare gli stessi prodotti. Le giornate là dentro si passavano tra la droga e la ricerca perpetua di residui di ‘roba’ per terra. C’erano persino dei pusher senza fissa dimora che dormivano sulle panchine e vivevano alla bell’e meglio col ricavato dei traffici. Un aneddoto curioso riguarda invece un marocchino residente a Parabiago, apparso anche nel programma televisivo ‘Chi l’ha visto?’, poiché sparito dalla circolazione: l’uomo sarebbe finito in overdose più volte perché, vivendo in condizioni disagiate, mangiava cibo in scatola con lo stesso coltello con cui tagliava la cocaina. In poche parole, si drogava in qualsiasi momento e in maniera eccessiva.
Le ‘leggende’ intorno al parco
In un clima del genere è però facile dar sfogo alla fantasia e creare leggende metropolitane. Tra le tante, i cittadini interpellati ne ricordano due. La prima riguarda delle curiose partite tra tossici di freccette contro gli alberi, ma gli oggetti lanciati erano niente meno che le siringhe usate per drogarsi. La seconda, invece, sarebbe uno dei motivi per cui sono cominciate le retate delle forze dell’ordine. Pare che una zona del parco fosse stata adibita a ‘magazzino’ delle buste d’erba, per evitare di girare sempre con le tasche piene. Una notte, forse per qualche scherzo, un’intera pila di sacchetti è andata letteralmente in fumo: il fuoco avrebbe così allertato i carabinieri che hanno di conseguenza cominciato a perlustrare il territorio. Gli uomini agivano in borghese, per poi bloccare le uscite e catturare spacciatori e consumatori. Ma oggi, per fortuna, questo è soltanto un racconto.