La Procura di Napoli lo accusa di corruzione e turbativa d’asta nella gestione dei rifiuti in 4 comuni, ma per i senatori Pd “non ci sono non ci sono indizi gravi, precisi e concordanti a carico del senatore De Siano”. Così i ‘democratici’, in compagnia di Forza Italia, Lega Nord e Area Popolare respingono l’arresto. E’ la casta, che protegge sempre se stessa
2 MARZO 2016
ROMA – L’inciucio Pd-Forza Italia, che poi sarebbe il patto (un tempo segreto, oggi più palese che mai) fra Renzi, Verdini e Berlusconi va in scena al Senato, dove oggi con 208 sì, 40 no e 3 astenuti è stata respinta la richiesta di arresti domiciliari nei confronti del senatore ‘azzurro’ Domenico De Siano, coinvolto nell’inchiesta sulle tangenti per gli appalti sui rifiuti in Campania, per la precisione nei comuni di Lacco Ameno, Forio e Monte di Procida.
Corruzione e associazione a delinquere
Nei confronti di De Siano era stata formulata anche l’accusa di associazione a delinquere, ma poi era caduta, restando invece in piedi le accuse di corruzione e turbativa d’asta. Ma il ‘nuovo’ Pd sembra più garantista di Forza Italia e di Area Popolare (ex Lista Monti, che racchiude un manipolo di democristiani e ‘cani sciolti’, tutti tenuti assieme dalla volontà assoluta di non andare a votare, perché tutti resterebbero disoccupati). E così questa bizzarra maggioranza (a cui si è aggiunta pure la Lega Nord, che un tempo sventola il cappio in parlamento contro i ladri) ha giocato il due di picche alla Procura, che continua a ritenere necessaria per il forzista De Siano la misura della custodia cautelare.
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Pd più garantista di Forza Italia
A leggere le dichiarazioni del Pd sembra di leggere quelle di Forza Italia anni ’90: “Abbiamo ritenuto, poi, che non ci fossero indizi gravi, precisi e concordanti a carico di De Siano. Tutti gli altri indagati nell’inchiesta, inoltre, non sono sottoposti a misure di privazione della libertà. Alcuni hanno solo l’obbligo di firma. Per tutti questi motivi e anche per il principio che la privazione della libertà debba essere una ‘extrema ratio’, non si comprende il fondamento per la richiesta di arresto. La custodia cautelare non può mai essere considerata un’anticipazione di pena ma deve essere uno strumento che risponde sempre ai requisiti previsti dal codice”. Detto in parole più semplici, la casta protegge se stessa e si arroga il diritto di stabilire quali sono i gravi indizi di colpevolezza e quali no, attività che per la verità spetterebbe alla magistratura. Ma tant’è.
‘Grillini’ isolati
Solo il Movimento Cinque Stelle ha dichiarato il proprio voto favorevole alla richiesta d’arresto. Ma i ‘grillini’ appaiono sempre più isolati in un parlamento di marziani, dove la casta, che difende sempre se stessa, è più viva che mai.