A Mesero, giovedì 25 febbraio, serata con il fratello del magistrato ucciso da ‘cosa nostra’

22 FEBBRAIO 2016

di Ersilio Mattioni

MESERO (MILANO) – Parlare di mafia è importante, anche per non dimenticare che qui, nell’Altomilanese, 19 persone furono arrestate nel 2012 (fra cui un ex sindaco) in una delle più grandi inchieste sul voto di scambio fra politica e ‘ndrangheta in Lombardia. Si scoprì, all’improvviso, che i nostri paesi non sono un’isola felice. O meglio, qualcuno lo scoprì all’improvviso, anche per quel vizio atavico degli italiani – e i cittadini della provincia di Milano non fanno eccezione – di leggere poco, informarsi ancora meno e credere che la mafia sia ancora un fenomeno confinato nel profondo Sud, roba da coppola e lupara della Sicilia anni ‘50.

L’incontro con Borsellino

L’incontro con Salvatore Borselino, già ospite l’anno scorso a Casorezzo (sempre nel Milanese) alla chiusura di un bellissimo percorso di legalità nelle scuole medie concepito dall’amministrazione comunale e in particolare dall’assessore Marta Bertani, serve a questo: a mantenere viva la memoria. Lui, fratello minore del magistrato Paolo Borsellino (amico fraterno di Giovanni Falcone), cominciò la sua militanza antimafia dopo la strage di via D’Amelio nel 1992. E’ lui stesso a descrivere il suo percorso: dal disimpegno alla testimonianza quotidiana, fondando il movimento ‘Agende rosse’ e parlando soprattutto ai giovani. Un lavoro senza sosta che dura da 24 anni e che ha portato Salvatore Borsellino ovunque in Italia. Ascoltarlo è emozionante e struggente. Dalle sue parole può e deve nascere un nuovo impegno civico, che sappia abbattere gli steccati delle divisioni politiche per costruire un terreno comune dove confrontarsi, anche aspramente, condividendo però un principio di legalità: tenere le mafie fuori dalla nostra vita, quella pubblica delle istituzioni e quella privata.

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La Pro Loco e Libera

L’incontro con Borsellino, moderato dal giornalista Danilo Lenzo, si terrà giovedì 25 febbraio, alle 21, nella sala consiliare di Mesero. Lo ha organizzato la Pro Loco in collaborazione con ‘Libera contro le mafie’ e con il patrocinio dell’amministrazione comunale. Per il presidente della Pro Loco, Cecilia Pisoni, “molti ritengono che la mafia sia una piaga lontana dalla nostra società, mentre è presente nel nostro territorio, come dimostrano tante ricerche da cui emerge che si è annidata nell’evasione fiscale, nel traffico illecito e nello smaltimento dei rifiuti, ma anche nel mercato delle energie rinnovabili e nell’edilizia”. Una rappresentazione forse un po’ datata, dal momento che (come emerge dalle inchieste Grillo Parlante 1 e 2) sembrano essere piuttosto il racket, l’usura, le estorsioni ai negozi del territorio e il recupero crediti forzoso i nuovi business della ‘ndrangheta nell’Altomilanese, mentre movimento terra e rifiuti furono oggetto di altre inchieste negli anni ’90 e 2000. E per ora, fortunatamente, non c’è traccia di infiltrazioni mafiose nel campo delle energie rinnovabili.

Imprenditori lombardissimi

Meritano invece un’attenzione particolare le storie di imprenditori che vivono tra Castanese e Magentino, i quali si sono rivolti al capo della ‘ndrangheta dell’Altomilanese, Sabatino Di Grillo di Cuggiono (di recente condannato in Appello a 10 anni e 10 mesi di carcere, a lui si rivolse in cerca di protezione anche il capo dell’ufficio tecnico di un’importante città), per ottenere un prestito o per recuperare denaro prestato con metodi estorsivi. Una volta, nella sua villa bunker, viene persino portato un imprenditore che alcuni malavitosi avevano sequestrato. Fa una certa impressione che questi imprenditori dai cognomi lombardissimi non abbiano mai presentato una denuncia alle autorità. Uno di loro disse anzi di essersi rivolto alla mafia per avere soldi, perché le banche gli avevano sbattuto la porta in faccia. Il che può essere. Ma la dice lunga sul concetto di legalità di molti uomini d’affari del Nord, gli stessi che hanno spalancato le porte dei nostri comuni alla ‘ndrangheta.

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