Intervista al re delle carrozzerie: arrestato, rilasciato e ora libero in virtù di un accordo con il Fisco. Da Bareggio a Magenta, la sua incredibile avventura
MAGENTA-BAREGGIO (MILANO) – “Non sono un santo, per carità, ma neppure un criminale”. Rocco Mongiardo, l’imprenditore di Bareggio con affari a Magenta e in tutta la provincia di Milano, parla per la prima volta dell’inchiesta che lo ha coinvolto con ‘Libera Stampa l’Altomilanese’. A ruota libera, ma con una premessa: “Basta con la storia della mafia e dei Musitano, che scrivete sempre. Non ne voglio più parlare, perché non c’entra niente”.
Mongiardo, prima l’arresto per bancarotta fraudolenta, poi i domiciliari e ora la libertà con obbligo di firma. Tutto nel volgere di pochi mesi. Si aspettava di tornare in pista così presto?
“Onestamente sì, perché abbiamo chiarito molte cose e i magistrati l’hanno capito. Oltre a ridarmi la libertà, sono già stati dissequestrati una parte dei beni e l’altra parte lo sarà presto, dopo la firma dell’accordo con l’Agenzia delle entrate. Tengo comunque a precisare che il mio ritorno in libertà è stato deciso da un giudice con il parere favorevole della Procura”.
La Procura è passata da una richiesta di arresto (perché lei veniva considerato pericoloso socialmente per via di quelle minacce intercettate al telefono) a un parere favorevole al ritorno in libertà. Non è strano?
“Quelle erano frasi dette in un momento di rabbia, ma non c’è stata nessuna denuncia e io, oggi, sono in ottimi rapporti con tutte le persone oggetto di quelle telefonate. E’ facile estrapolare una frase che ti fa apparire cattivo. Poi però quando si contestualizza, viene fuori la verità”.
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La verità, cioè?
“Cioè che le carrozzerie di Bareggio, San Giuliano Milanese e Cinisello Balsamo sono state riaperte e stanno lavorando. Inoltre, sono stati dissequestrati i conti correnti e una parte dei beni”.
Qual è la sua situazione processuale?
“Ho chiesto e ottenuto il rito abbreviato (che prelude al patteggiamento: parziali ammissioni in cambio dello sconto di un terzo di pena, ndr), ma è stata celebrata solo la prima udienza. Tutto è stato rinviato a settembre, in attesa dell’accordo con l’Agenzia delle entrate”.
A proposito di accordo, lei ha ammesso di aver commesso i reati che le vengono contestati nell’inchiesta della Guardia di Finanza di Magenta?
“No, ho ammesso alcuni reati, ma ho negato per esempio che una società che mi veniva attribuita fosse mia. E visto che l’abbiamo dimostrato, è caduta quell’accusa e una serie di deduzioni”.
Cos’altro ha negato?
“Che l’Immobiliare San Marco fosse la mia cassaforte. Invece quella società è l’effettiva proprietaria degli immobili, tra cui le carrozzerie, le quali pagano l’affitto con regolari contratti registrati all’Agenzia delle Entrate”.
Quali reati ha ammesso?
“L’evasione fiscale. Per questo concorderemo di restituire il 20%, come da normativa nelle transazioni tra il Fisco e un qualunque contribuente. Credo che alla fine ne daremo 1,5 milioni”.
In tutta onestà, cosa pensa di quest’inchiesta?
“Non sono un santo, ho delle faccende da sistemare. Ma non sono un delinquente. Ho rispetto della Procura e penso che l’inchiesta avesse un fondamento, ma penso anche che la Guardia di finanza abbia sbagliato molte cose”.