Bizzarra decisione del titolare di una conceria di Inveruno, nel Milanese, che accusa i ‘suoi’ lavoratori di manomettere i macchinari: “Se non sono presente, nessuno può stare in ditta”. E così gli operai devono uscire durante la pausa pranzo, consumando il loro pasto al freddo

20 DICEMBRE 2016

di Francesco Colombo

INVERUNO (MILANO) – I dipendenti della ‘DZeta’ di Inveruno, una piccola conceria di pelli del Milanese, ha organizzato uno sciopero davanti ai cancelli dell’azienda. Motivo della protesta: presunte violazioni alle condizioni di sicurezza della ditta. Ma non solo, il vero motivo è un altro, cioè un provvedimento che vieta la permanenza dei dipendenti in azienda quando il titolare non c’è. Per esempio in pausa pranzo. Tanto che i dipendenti si lamentano, proprio perché sono costretti a mangiare al freddo, all’esterno dell’azienda. Ma per quale motivo non possono consumare il pasto tra le mura della conceria? “La grande maggioranza dei lavoratori – ha spiegato Eugenio Busellato, referente del sindacato di base Cub – si sposta in motorino o in biciletta. Prima potevano pranzare in ditta, adesso vengono lasciati fuori al freddo”.

La difesa

Completamente diversa la posizione dell’azienda, rappresentata dall’avvocato Barbara Massarelli. “Paradossale che i lavoratori, che lamentano vaghe violazioni sulle misure di sicurezza, pretendano di mangiare all’interno dell’azienda quando il responsabile non c’è. Quello che voglio dire con chiarezza è che la società rispetta in pieno tutte le norme di sicurezza. Tutti i documenti sono in ordine e la ditta fornisce guanti, mascherine e scarpe infortunistiche come prescrive la normativa vigente. Tra l’altro, la conceria è seguita da un’azienda specializzata in materia”. C’è di più. “A seguito di un piccolo infortunio a uno dei dipendenti – continua il legale della ‘DZeta’ – la conceria ha subito un’ispezione dell’Asl, che ha accertato che l’azienda è completamente in regola. Peraltro, il fatto che il presidio sia stato organizzato solo dai ‘Cobas’ è significativo”. Sulla decisione di far pranzare i lavoratori fuori dai cancelli, l’avvocato Massarelli è categorica: “L’azienda si è accorta che uno dei dipendenti ha manomesso un macchinario, allentando le misure di sicurezza, per fare meno fatica durante la lavorazione delle pelli. A quel punto il titolare ha deciso che gli operai non possono più permanere all’interno della conceria quando lui è assente. Questo perché potrebbero verificarsi ulteriori violazioni sulle misure di sicurezza”. Conclude Massarelli: “Chi protesta dice un sacco di fandonie, la posizione dell’azienda è perfettamente legittima”.

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