A Castano Primo, nel Milanese, i giovani pakistani imitano look e abitudini dei coetanei italiani, visti come ‘dissidenti’. L’ombra del radicalismo spaventa la comunità islamica

3 SETTEMBRE 2018

di Pinuccio Castoldi

CASTANO PRIMO (MILANO) – Spesso si denuncia come negativo il fatto che le persone di origine straniera non riescano ad integrarsi nella società ospitante, rimanendo troppo attaccati alla loro cultura d’origine, ma in molti casi l’integrazione va nel senso sbagliato creando identità precarie e problematiche.

Risse e alcol ogni sera

E’ con una certa preoccupazione che la comunità pakistana di Castano Primo, nel Milanese, guarda a un folto gruppo di giovani di età compresa tra i 16 e i 25 anni, studenti o lavoratori, molti cresciuti in Italia, che appaiono troppo smaniosi di assimilarsi a una certa cultura giovanile occidentale che mira al divertimento e alla bella vita. Poco o per niente interessati alla religione e alla vita comunitaria, assumono un look alla moda alquanto originale e non disdegnano di bere alcolici. In fondo non fanno nulla di male, ma talvolta è capitato che siano scoppiate delle liti tra diverse compagnie, in alcuni casi anche con il coinvolgimento di ragazzi italiani. Il rischio è che la perdita dei valori di riferimento possa suscitare fenomeni davvero negativi.

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L’ombra dell’Isis

E’ proprio tra i giovani culturalmente ‘spaesati’ che il radicalismo online recluta i suoi adepti. Uno dei responsabili dell’Associazione castanese Madni, Hafiz Dildar, è ben consapevole della criticità della situazione e pensa che anche l’associazione dovrebbe fare qualcosa, ma al momento non ne ha la possibilità. “Avremmo voluto disporre una sede dove potere organizzare attività ricreative, sportive e sociali per i giovani sia italiani sia pakistani – spiega Dildar – ma a causa delle ben note vicende è tutto fermo. Questi giovani non vanno abbandonati a loro stessi e vanno al più presto recuperati con un adeguato lavoro interculturale”.