Il fallimento dopo la vendita a un manager egiziano. Il blitz della Finanza nel 2016 e il lavoro nero. Parla il titolare, un imprenditore di Parabiago

15 APRILE 2018

di Lorenzo Rotella

LEGNANO (MILANO) – Il Tribunale di Busto Arsizio ne ha dichiarato il fallimento martedì 3 aprile. Nessuno si aspettava che l’era del ‘Magriffe’ finisse così, anche se dagli affari si poteva immaginare: il locale, ormai, era aperto solo la domenica e registrava poco più di 100 ingressi a settimana. Però c’è più di un motivo per cui tutto ciò è accaduto. La storia della discoteca ha moltissime ombre, su cui Libera Stampa l’Altomilanese ha deciso di fare luce.

Le due società

All’origine di tutto ci sono due società, la ‘Carma srl’ e la ‘Keba srl’. La prima, dal lontano 2000, si occupa del contratto di locazione dell’immobile tra San Vittore Olona e Legnano, al numero 30 di Corso Sempione, quando al posto del Magriffe c’era il ‘Biba’ e prima ancora il ‘ProForma’. Chiuso nel 2002 e messo all’asta dal Tribunale di Milano, il locale è stato acquistato l’anno successivo da ‘Keba srl’ per 700.000 euro. Il principale acquirente è Franco Mazzeo, un imprenditore parabiaghese che ha in gestione la piscina del Comune di Lainate.

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Parla il fondatore

E’ lui a raccontare cosa è successo dal 2003: “Il ‘Magriffe Club’ l’ho fondato nel 2003 con una ventina di soci. Io possedevo il 51 per cento delle quote, gli altri il 49. Lo abbiamo ristrutturato due volte, spendendo 1,6 milioni di euro. Nel 2015 i miei soci, per problemi personali, vendono le quote. Ad acquisirle è Williams Onsse, imprenditore egiziano di 60 anni. Vuole mettersi in affari con me e ottenere anche la piscina di Lainate. Io non mi fidavo, ma ero da solo. Così gli ho venduto la proprietà, senza entrare in società con lui. Nel 2016 doveva rinnovare il contratto per 200.000 euro, ma ne ha messi solo 50.000. Ho anticipato 46.000 euro per la nuova inaugurazione, ma non mi sono mai stati restituiti. Doveva investire 700.000 euro, ma ne ha versati solo 200.000. Non ha pagato nessuno, è un truffatore di prim’ordine”.

L’inchiesta sul lavoro nero

Nell’ottobre 2016 il ‘Magriffe’ finisce nell’operazione ‘Black Dance’ della Guardia di Finanza: quasi 1.500 scontrini non emessi, 155.000 euro non dichiarati, 34 lavoratori pagati con voucher irregolari e uno totalmente in nero, 15.000 euro di imposte non versate. E’ stato M.V., storico cliente del locale e dipendente dal 2 ottobre 2015, a denunciare tutto il primo febbraio 2016 e far partire le indagini della Guardia di Finanza: “Prendevamo meno di quanto pattuito e un mio collega marocchino, non potendosi permettere la casa, dormiva nel sottoscala. In questi giorni il curatore fallimentare mi ha proposto di prendere in mano la discoteca, che ora vale 40.000 euro. Vorrei comprarla insieme a Franco Mazzeo, per farla risorgere”.

Il fallimento

Federico Scalise, il curatore fallimentare, in questi giorni sta incontrando tutte le parti in causa. Un’udienza coi creditori è fissata per il 24 luglio. A tal proposito, interviene Davide Scaglione, avvocato di ‘Carma srl’: “E’ stato il mio cliente a presentare l’istanza fallimentare, dato che il signor Onsse non pagava dal 7 marzo 2017. Il totale che chiediamo è 134.000 euro e non escludo che arrivino altri creditori a fare pressioni”. Ma riguardo a Onsse, il legale svela alcuni altarini: “In realtà, la figlia ha il 99 per cento della proprietà, Onsse solo l’1 per cento, cioè l’immobile. Durante l’udienza fallimentare del 20 marzo la figlia ha dichiarato di essere indagata per riciclaggio di denaro. Inoltre, Onsse mi ha offerto 50.000 euro per ritirare l’istanza fallimentare, ma ho rifiutato”.

La difesa di Onsse

Ma Williams Onsse, gestore del ‘Magriffe’ dal 24 luglio 2015, racconta un’altra versione: “Gli accordi con Mazzeo erano per 400.000 euro: metà per la piscina, metà per la discoteca. Io ho industrie a Busto Arsizio, Dubai e Il Cairo, il locale l’ho comprato per mia figlia, che lo possiede al 99 per cento. Ma poi non ho ricevuto la piscina e quindi ho pagato solo 200.000 euro. Ho anche speso 80.000 euro per rifare gli impianti audio e di riscaldamento che nel locale non funzionavano da anni. Ho chiesto un rimborso, non l’ho ricevuto e allora ho smesso di pagare tutto”. Sulla figlia e su ‘Black Dance’ Onsse dichiara che è tutta acqua passata: “L’accusa sul riciclaggio di denaro è decaduta. E dopo l’intervento della Finanza, nel 2016, è risultato tutto in regola”.