Arconate, una 15enne aveva accusato il padre di averla picchiata solo perché lesbica. Ma in aula la ragazza ha ritrattato.

di Redazione

ARCONATE (MILANO) – Crolla l’inchiesta sui presunti maltrattamenti in famiglia denunciati da una 15enne di Arconate, nel Milanese. La ragazza sosteneva di aver ricevuto dal padre insulti e botte perché lesbica.

Picchiata perché lesbica? “Tutto inventato”

Durante l’incidente probatorio che si è svolto presso il Tribunale di Busto Arsizio mercoledì 8 settembre, Silvia (nome di fantasia) è stata finalmente interrogata in aula. Il legale difensore dei genitori, Roberto Grittini di Abbiategrasso, ha di fatto smontato l’impianto accusatorio costruito dalla Procura sulla base della denuncia della minorenne. La ragazza, nel frattempo, era stata allontanata dai genitori e trasferita in una comunità protetta dopo le prime indagini svolte dal nucleo Tutela donne e minori della Polizia locale di Milano . “È stato ridimensionato tutto – ha spiegato Grittini – e gli episodi raccontati e ingigantiti dalla 15enne sono stati ricondotti a un normale uso dei mezzi di correzione, peraltro completamente slegati dall’omofobia. Ho controesaminato la minore in maniera stringente, ha ritrattato e ridimensionato tutto”.

La denuncia della 15enne

Silvia aveva denunciato di aver ricevuto “pugni, sberle e calci” dal padre a causa della sua omosessualità. La ragazzina aveva raccontato che il padre la insultava dicendole “cicciona”, “sei una mezzasega”, “finirai a pulire i cessi”, “sei una capra”, “sei un ignorante”. E ancora: secondo la minorenne, il padre “in più occasioni la definiva sbagliata” e una volta “le aveva sbattuto la testa contro il muro, mentre affermava che aveva qualcosa che non andava”. Accuse che in aula sono cadute e che si sono sciolte come neve al sole dopo le domande dell’avvocato difensore dei genitori.

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Il commento del legale

Difficile capire per quale ragione Silvia abbia deciso di costruire questa storia, o comunque di ingigantire situazioni sviluppate all’interno delle mura domestiche. Secondo Grittini, è possibile che la ragazzina abbia esagerato nel suo racconto per coltivare senza ostacoli la sua storia d’amore, osteggiata soprattutto da parte del padre. Un’ipotesi plausibile, sulla quale dovranno lavorare gli inquirenti. “Il mio commento – conclude Grittini – è che occorre usare la massima cautela quando si prendono certi provvedimenti”. Il riferimento è naturalmente all’allontanamento della ragazza e dal suo collocamento in comunità protetta, pagato dal Comune. Resta in piedi, invece, l’accusa di violenza sessuale ai danni della minore rivolta a un anziano amico di famiglia. Sarà il dibattimento penale, in ogni caso, a definire ruoli e responsabilità in modo certo e definitivo.

L’avvocato Roberto Grittini