Dritan Demiraj uccise nel 2014 un giovane di Castano Primo, nel milanese. Il Tribunale lo ha scarcerato: dopo il pestaggio subito in carcere, non è più in grado di intendere e di volere. E ora lui chiede un risarcimento.

15 DICEMBRE 2017

Di Francesco Colombo

CASTANO PRIMO (MILANO) – Sembra non esserci pace per la famiglia di Silvio Mannina, ammanettato e strangolato il 28 febbraio 2014 a Rimini per motivi passionali. L’assassino di Silvio, Dritan Demiraj, chiede allo Stato un risarcimento danni per il pestaggio subito nel carcere di Parma durante il periodo di detenzione. Oggi il killer di Mannina, assistito e difeso dall’avvocato Massimiliano Orrù di Rimini, è libero: dopo la sentenza di primo grado che lo aveva condannato all’ergastolo, la Corte d’Appello di Bologna ha pronunciato una sentenza di non luogo a procedere a causa delle sue condizioni di salute.

La liberazione del killer

Secondo i giudici, infatti, Demiraj “non è in grado di stare in giudizio”: si troverebbe in una condizione irreversibile di incoscienza, senza capacità di intendere e di volere. A ridurre in questo stato Demiraj un detenuto del carcere di Parma, che lo ha brutalmente picchiato un mese dopo la sentenza di primo grado, nell’aprile 2016.

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Il risarcimento danni

E proprio a causa di quel pestaggio, oggi l’assassino di Mannina cerca giustizia a sua volta, chiedendo allo Stato italiano un maxi risarcimento per i danni subiti. Secondo la tesi dell’avvocato, infatti, il detenuto che ha massacrato Demiraj in galera, quel giorno non avrebbe nemmeno dovuto trovarsi in quella precisa zona della prigione. A stabilirlo, a questo punto, saranno i giudici. Quel che è certo, invece, è che la richiesta di risarcimento danni ha provocato lo segno e l’ira della famiglia di Mannina, già provata dalla liberazione del killer di Silvio e dello zio pescatore, Sadik Dine (sulle sue responsabilità nell’omicidio si attende il pronunciamento finale della Corte di Cassazione).

L’ira della famiglia della vittima

La sorella di Silvio, Simona, è infuriata: “Qui stiamo andando oltre – ha dichiarato nei giorni scorsi alla stampa – è inaccettabile e inconcepibile che un ergastolano pluriomicida possa essere libero di andarsene dove gli pare. Spero che la Magistratura monitori la situazione ogni giorno, visto che prima si parlava di coma e oggi, a distanza di due anni, pare addirittura che riconosca la sua famiglia. Non è colpa di Silvio se il suo killer è stato picchiato in carcere e trovo ridicolo chiedere un risarcimento danni”. Nei giorni scorsi si è sfogata anche la madre di Silvio, Emma Rizzo, che non ha ancora digerito la liberazione del suo assassino: “Silvio è stato ucciso un’altra volta. La richiesta di risarcimento danni è un oltraggio e uno scandalo. Non ho più pietà da dare e non ho perdono da offrire”. Sulle condizioni di salute di Demiraj, la madre di Silvio usa parole dure: “Vorrei che venisse almeno rinchiuso in una struttura carceraria. Lo curino, ma non lo liberino. Solo il saperlo in carcere mi potrebbe consolare. E comunque – conclude la signora Rizzo – chi mi assicura che il killer di mio figlio stia davvero così male?