Nell’Altomilanese i beni confiscati alla ‘ndrangheta sono 32, ma più della metà sono ancora inutilizzati. A volte i sindaci neppure lo sanno. Ma non mancano le eccezioni: dalla ‘Masseria’ di Cisliano alla villetta di Dairago, un tempo di proprietà di una famiglia mafiosa e oggi diventata la ‘Casa delle associazioni’. C’è piuttosto da chiedersi perché, in città come Abbiategrasso, Corbetta, Cuggiono e Bareggio (dove le infiltrazioni malavitoso sono un fatto acclarato) nessuno abbia mai posto un solo bene sotto sequestro

16 MARZO 2016

di Redazione

ALTOMILANESE – Di beni sequestrati alla mafia, che a Milano e provincia è soprattutto la ‘ndrangheta, Erika Innocenti aveva già scritto, pubblicando un lungo e dettagliato articolo con tanto di mappa comune per comune. Nell’intervista con Radio Popolare vengono approfonditi alcuni temi, fra cui la misteriosa ragione per cui non vi siano beni sotto sequestri in città a forte infiltrazione malavitosa. Come per esempio Abbiategrasso, dove la ‘ndrangheta ha più volte messo piede in municipio. Oppure a Cuggiono, dove la famiglia di Sabatino Di Grillo (condannato in Appello a 10 anni e 10 mesi di carcere, considerato il capo della mafia calabrese nel territorio) vive ancora nella tristemente famosa ‘villa bunker’. O ancora a Corbetta, dove viveva Vincenzo Evolo (anche lui condannato in primo grado per mafia a 14 anni e 8 mesi). Neppure a Bareggio, regno dei Musitano, famiglia ndranghetista originaria di Platì, è mai stato sequestrato un immobile.

Ecco, tutto questo fa riflettere. E’ l’ennesima dimostrazione – nonostante in giro si trovi ancora qualche fesso pronto a giurare che la mafia, da queste parti, non esiste – di quanto siamo lontani dall’aver sconfitto un cancro, che si sta mangiando i nostri paesi, un tempo considerati un’isola felice.