Il capitano Sergio De Caprio non avrà più diritto all’auto blindata avuta finora. Cortei di protesta in piazza a Palermo contro la decisione: “E’ mobbing di Stato”

4 SETTEMBRE 2018

di Alessandro Boldrini

PALERMO – Il capitano del Ros dei Carabinieri Sergio De Caprio, noto pubblicamente come Capitano Ultimo, è l’uomo che il 15 gennaio del 1993 arrestò Totò Riina, capo dei capi della mafia siciliana morto lo scorso 17 novembre. Da quel giorno De Caprio è stato considerato da tutti come un eroe. Nonostante ciò, a partire da ieri, 3 settembre 2018, gli è stata revocata la scorta che da ben 25 anni lo proteggeva. E così questo coraggioso servitore dello Stato si è ritrovato solo, abbandonato e nel mirino di una mafia che, nonostante i pesanti ‘scossoni’ subìti negli anni, domina ancora incontrastata in Sicilia. Perché da quel 15 gennaio di 25 anni fa Ultimo è infatti il nemico numero uno di Cosa nostra, condannato a morte con tanto di taglia sulla sua testa per volere del boss corleonese Leoluca ‘don Luchino’ Bagarella.

Lo sfogo sui social

Ed è stato lo stesso De Caprio a voler annunciare pubblicamente la decisione di revoca dell’auto blindata da parte dell’Ucis (ufficio centrale interforze per la sicurezza personale), tramite una serie di tweet corredati dall’hashtag #NoMobbingdiStato. “Tra i Carabinieri, tante battaglie e tanti caduti, per far brindare Bagarella – scrive Ultimo – Ma chi l’ha visto il comandante dei Carabinieri Giovanni Nistri?”. E ancora: “I peggiori sono sempre quelli che rimangono alla finestra a guardare come andrà a finire. Sempre tutti uniti contro la mafia di Riina e Bagarella. No all’omertà e al mobbing di Stato”.

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La solidarietà

Ma il Capitano Ultimo in questa battaglia non è solo. Dalla sua parte si sono infatti schierati, tramite numerosi attestati di solidarietà, centinaia di italiani che hanno preso parte al corteo in ricordo del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, assassinato dai sicari di Cosa nostra insieme alla moglie e a un agente di scorta il 3 settembre 1982. Commemorazione alla quale non ha però preso parte la figlia del generale, la conduttrice tv Rita Dalla Chiesa, amareggiata per la vicenda: “Non sono andata a Palermo per ricordare mio padre anche per questo motivo, ho preferito stare vicino a lui (Sergio De Caprio, ndr). nella sua solitudine ho riconosciuto la stessa di mio padre“.